L'osservatorio spaziale Planck ha recentemente messo in evidenza come la nostra galassia, la Via Lattea, sia permeata da un costante e potente "ronzio" di microonde, la cui sorgente rimane per ora totalmente sconosciuta.
Planck, l'osservatorio orbitante costruito e messo in orbita dall'ESA sviluppato per lavorare in tandem con il Wilkinson Microwave Anisotropy Probe, è progettato per captare la radiazione cosmica di fondo, un'emissione di microonde che rappresenterebbe il residuo delle radiazioni generate dal Big Bang.
Planck, tuttavia, non si limita soltanto a studiare la radiazione cosmica di fondo, ma sta completando anche la mappa alle microonde della nostra galassia. Per fare questo e ottenere dei dati decenti su cui lavorare, l'osservatorio Planck deve necessariamente rimuovere la radiazione cosmica di fondo facendo una cernita il più completa possibile di tutte le sorgenti di microonde della Via Lattea.
E' proprio durante questo censimento che gli scienziati della missione Planck hanno scoperto la presenza di una "nuvola" di microonde attorno al centro della nostra galassia. "Le immagini rivelano due aspetti molto eccitanti della galassia in cui viviamo" spiega Krzysztof M. Gorski del Jet Propulsion Laboratory. "Mostrano una nuvola attorno al centro galattico, e gas freddi dove non sono mai stati osservati in precedenza".
La nube di microonde (definita "nube" per via dell'aspetto che ha nelle immagini riprese da Planck) verrebbe generata da una sorgente di radiazioni situata nelle vicinanze del centro della galassia. Nulla di strano, potreste dire, se non fosse che la quantità e la tipologia di queste microonde sono generalmente associate all'attività di una supernova, oggetto fino ad ora non rilevato nella posizione in cui ci si aspetterebbe di trovarlo.
Le microonde registrate dalla strumentazione, inoltre, hanno uno spettro insolitamente energetico, spettro mai osservato in alcuna altra parte della nostra galassia. Questa radiazione ha diversi punti in comune con quella emessa da un sincrotone quando particelle di materia emettono energia durante l'interazione con potenti campi magnetici.
Escludendo per ovvie ragioni che possa esistere un sincrotone delle dimensioni del nostro sole che fluttua nello spazio al centro della Via Lattea, quale può essere la misteriosa sorgente di queste strane microonde?
"Le teorie avanzate includono un alto numero di supernovae, venti galattici, o anche l'annullamento di particelle di antimateria" spiega Greg Dobler, collaboratore del progetto Planck e ricercatore dell'Università della California.
L'antimateria, spesso chiamata in causa per spiegare alcuni bizzarri fenomeni del nostro universo, potrebbe fornire una spiegazione plausibile: nuvole di antimateria in rotta di collisione con il nucleo galattico genererebbero sufficiente energia per spiegare la presenza di queste strane microonde all'interno della Via Lattea.
Planck ha scoperto un altro dato molto interessante: anche la nostra galassia contiene nubi interstellari di gas freddo, più precisamente monossido di carbonio. Analizzando la caratteristica emissione di microonde di questo gas, è possibile creare una mappa delle vaste nubi di idrogeno che popolano lo spazio cosmico, altrimenti invisibili tramite le ottiche tradizionali.
A cosa può servirci studiare le nubi di idrogeno? L'idrogeno è l'elemento più abbondante, oltre che il più semplice, di tutto l'universo. Tende a raggrupparsi in quelle che vengono definite "nubi molecolari", addensamenti di idrogeno molecolare (H2) che risultano per lo più invisibili agli infrarossi e alle onde radio, ma che possono essere rilevate indirettamente osservando le emissioni di energia del monossido di carbonio.
Nella Via Lattea, le nubi molecolari sono distribuite soprattutto in corrispondenza dei bracci della spirale, in un anello che si estende tra gli 11.000 e i 25.000 anni luce dal centro galattico.
Si calcola che per ogni molecola di CO rilevata all'interno di una nube molecolare, esistano circa 10.000 molecole di H2 in densità inferiori a 1000 particelle per centimetro cubo. A queste densità, la nube diventa opaca alla radiazione ultravioletta, ma al suo interno possono avere origine complesse interazioni tra diversi elementi, arrivando anche alla formazione di molecole organiche.
Dato che l'idrogeno molecolare sarebbe, secondo le più recenti teorie sulla nascita delle stelle, direttamente responsabile della formazione degli astri più comuni, capirne le dinamiche potrebbe fornirci un quadro più chiaro sull'evoluzione delle stelle della nostra galassia.
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