Avete visto il film "Surrogates"? In questa pellicola (che consiglio di vedere, se non altro per l'idea di base), gli abitanti del continente nordamericano vagano per le loro città tramite i "surrogati", rappresentazioni robotiche della loro persona.
Avete sempre desiderato capelli biondi, occhi azzurri e una forza erculea? Nessun problema: i surrogati, dei veri e propri replicanti dell'essere umano in ogni minimo dettaglio, possono essere equipaggiati con gli occhi più azzurri in catalogo, i capelli più lucenti, e una forza senza paridi gran lunga superiore a quella dell'essere umano.
Nello stesso film, si può vedere una delle possibili applicazioni di questa tecnologia futuristica: la guerra. Immaginate di avere a disposizione un'intero plotone di fanti, e di connetterlo tramite una qualche interfaccia a una serie di robot umanoidi; ciò che otterrete è un avatar robotico da combattimento. Niente più soldati morti, niente più feriti da riportarte a casa, ma solo componenti facilmente sostituibili nell'officina più vicina.
Ciò che ho appena descritto si chiama "Programma Avatar", ed è un nuovo progetto finanziato dalla DARPA per lo sviluppo di "macchine bipedi semi-autonome" in grado di fornire supporto sul campo alla fanteria di terra, agendo come veri e propri soldati controllati a distanza da un operatore.
La DARPA ha annunciato proprio questa settimana lo stanziamento di 7 milioni di dollari per la realizzazione di un concept in grado di funzionare e di essere di reale ausilio alle truppe dislocate nei più disparati scenari bellici del pianeta.
I dettagli sono ancora molto pochi, ma possiamo farci una vaga idea di cosa abbia in mente la DARPA. "Il programma Avatar" ha annunciato il portavoce dell'Agenzia, "svilupperà un'interfaccia e gli algoritmi necessari per consentire ad un soldato di far coppia in modo effettivo con macchine bipedi semi-autonome, in modo tale da farla agire come un surrogato del soldato".
Fino ad ora, considerando anche le poche informazioni a disposizione e la fama della DARPA, sono nate numerose ipotesi e congetturesulle reali funzionalità di Avatar. Il The Daily Mail, ad esempio, ritiene che i robot potranno essere pilotati a distanza tramite un'interfaccia neurale. "L'Agenzia ha ripetutamente finanziato tentativi di successo di controllare robot con il pensiero. L'iniziativa sembra il successivo e logico passo nella robotica e nella ricerca bellica dell'esercito degli Stati Uniti".
Putroppo, ad oggi non abbiamo alcun dato che possa confermare la possibilità di una connessione neurale con gli avatar, e quella del The Daily Mail, come accade fin troppo spesso in quella redazione, rimane una pura speculazione.
Il progetto è stato definito come "un avanzamento fondamentale nel campo delle telepresenza e del controllo remoto di un sistema di terra", per cui è facile presumere come questo sistema di interfaccia, se dovesse essere effettivamente realizzato, potrebbe essere sfruttato per pilotare una vasta gamma di robot semi-autonomi già oggi utilizzati sul campo.
La DARPA ha dichiarato che la prima bozza del progetto ha avuto origine nel 1958 "per prevenire sorprese strategiche dall'abbattimento della sicurezza nazionale americana, e per creare un effetto sorpresa strategico ai nemici degli Stati Uniti mantenendo la superiorità tecnologica dell'esercito del Paese".
Vuol dire tutto e niente, e non fornisce (volutamente, è più che lecito pensarlo) alcun dettaglio su un progetto così ambizioso. Ma una cosa è certa: il terzo millennio è iniziato all'insegna della robotica sul campo di battaglia. Fino al 2010, i robot impiegati sugli scenari bellici afgano e iracheno sono stati oltre 7.000, e più di 40 Paesi in tutto il mondo hanno un programma robotico a scopi militari per ritagliarsi la loro fetta di supremazia tecnologica.
La DARPA, agenzia all'avanguardia da sempre nel campo della ricerca e dello sviluppo di robot, non vuole certamente farsi superare da nessuno in quanto a supremazia tecnologica, e distribuisce ogni anno circa 3 miliardi di dollari tra tutti i progetti in cui si trova coinvolta, come Big Dog / LS3 e Petman.
Petman, inoltre, potrebbe essere la base per i futuri robot umanoidi del Progetto Avatar. Anche se il suo scopo dichiarato è quello di testare l'abbigliamento contro la guerra chimica, Evan Ackerman di IEEE suggerisce giustamente che "non abbiamo alcuna prova per dire che Petman non sia altro che un tester per abbigliamento contro la guerra chimica, eccetto per il fatto che testare uniformi sembra essere leggermente ridicolo per un iavolo di robot soldato umanoide bipede super avanzato".
Un commento su Slashdot, tuttavia, fa riflettere sulle possibili conseguenze inattese. Anche se riuscissimo a connettere la mente di un soldato ad un surrogato robotico in grado di combattere al suo posto a decine di migliaia di chilometri di distanza, cosa ci fa pensare che questo migliorerebbe le cose?
Se avete presente le recenti imprese di alcuni "smanettoni" cinesi, o le gravi (e ridicole) falle di sicurezza dei droni volanti, forse sarete già arrivati al nocciolo della questione.
Se invece non avete sentito nominare alcuna di queste notizie, ecco un breve riassunto:
Quasi due mesi fa, un gruppo di hacker/cracker cinesi si è infiltrato nel sistema informatico della Camera di Commercio americana, ottenendo accesso ai dati personali di oltre 3 milioni di membri. I tecnici hanno dovuto spegnere o buttare alcuni dei computer/server, dopo oltre 36 ore di accesso ininterrotto da parte degli intrusi. Gli attacchi informatici ai sistemi computerizzati degli organi governativi americani, inoltre, aumentano ogni anno, e hanno sempre più una connotazione politico/militare.
Un drone senza pilota (episodio descritto in questo post) si è beccato un virus lo ha diffuso attraverso parte della rete di droni volanti, facendo restare a terra diversi velivoli e lasciando inattivi altrettanti operatori. Come ha fatto un agente estraneo ad entrare in un sistema informatico così delicato? Tramite una memoria USB.
Ora, pensate ad un robot umanoide semi-autonomo, equipaggiato con armi e sensori come un vero e proprio soldato, che viene sottratto al controllo remoto dell'operatore da chissà quale malintenzionato, cinese, russo o arabo poco importa. Cosa ci assicura che un episodio del genere non possa verificarsi, viste le falle di sicurezza che hanno piagato i sistemi informatici militari degli U.S.A. più e più volte?
Cosa ne pensate? Siete spaventati da questa versione bellica dei replicanti di "Surrogates", o pensate che possa rappresentare un cambiamento in meglio del nostro attuale modo di fare la guerra?
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