Almeno quindici tombe risalenti al IV e al III secolo avanti Cristo sepolte da una colata di cemento ed erba sintetica. La perizia degli esperti che ne accertarono l'importanza restò lettera morta, ma non si arrendono e si rivolgono alla magistratura.
Un campetto da calcio costruito su una necropoli messapica nel cuore del centro storico di Oria. La vicenda, vecchia di due lustri o poco meno, finisce nuovamente all'attenzione della procura brindisina, per effetto di un esposto con firma in calce di un funzionario della Soprintendenza dei Beni archeologici di Taranto. Nella missiva piena di interrogativi, soltanto due certezze, la prima delle quali inedita. Carte alla mano, allegate all'esposto, il funzionario afferma che l'antica necropoli, composta da almeno quindici tombe risalenti al IV e al III secolo avanti Cristo, fu sepolta sotto una colata di cemento e poi coperta da un manto di erbetta sintetica, senza l'assenso della Soprintendenza stessa. L'altra certezza, più che nota, è che quel campetto fu costruito per volere della curia e dell'allora vescovo Marcello Semeraro, oggi ai vertici della diocesi di Albano, senza che il Comune di Oria avesse alcunché da obiettare. E allora, chiede il funzionario agli inquirenti, chi autorizzò lo scempio rimasto impunito?
Potenza della rete. La vicenda che sembrava condannata all'oblio è stata riesumata dal più cliccato dei blog della città federiciana, che ne ha fatto una battaglia a campo aperto, dedicando alla questione una sezione sempre aperta. Al blog www.arpa-oria.com fa esplicito riferimento l'esposto indirizzato nei giorni scorsi alla procura, ripercorrendo la storia del campetto vescovile a partire dal lontano 2002. Il firmatario ci tiene innanzitutto a sgomberare il campo da rumors secondo i quali fu l'ente preposto alla tutela del Beni archeologici a concedere parere positivo. Niente vero, dice, la storia è un'altra.
Esattamente nove anni fa don Angelo Altavilla, oggi parroco della chiesa madre di Latiano, commissiona la struttura sportiva su input del capo della curia, da lì a poco edificata nel cortile del palazzo dei missionari di San Vincenzo, costruzione di epoca settecentesca. Il palazzo vescovile sorge sul colle di Sant' Andrea, una zona sottoposta a rigidi vincoli dettati da un decreto del 16 marzo 1998 a firma dell'allora ministro ai Beni culturali e ambientali, Willer Bordon. Il decreto ministeriale riconobbe come "zona di notevole interesse pubblico" il centro storico e le aree limitrofe, ponendo inviolabili limiti di edificabilità mai decaduti e recepiti dal regolamento edilizio comunale tuttora in vigore. E' nel corso dei lavori voluti dal vescovo in persona che emerge il tesoro sepolcrale dell'antichità. La Soprintendenza viene debitamente avvertita, e il 20 marzo del 2002 l'archeologa incaricata dall'ente della direzione dei lavori, Grazia Angela Maruggi redige una perizia di spesa nella quale annota: "La presenza di diverse tombe di grandi dimensioni, assimilabili a semicamere, delle quali due con tracce di intonaco, lascia d'altra parte supporre che si tratti di un'area necropolare di notevole rilevanza, densamente utilizzata tra l'ultimo venticinquennio del IV e il III secolo a. C., cronologia ampiamente documentata anche da alcune sepolture rinvenute integre con accompagnamento di corredo funebre".
La perizia, controfirmata dal soprintendente Giuseppe Andreassi, per ragioni sulle quali il funzionario che ha redatto l'ultimo esposto chiede di indagare, rimane lettera morta. Tanto quanto l'esposto al ministero dei Beni culturali a firma dell'Ordine degli architetti di Brindisi. L'allora presidente, Maurizio Marinazzo, nel 2008 dichiarò a Repubblica: "Fu ignorato l'emergere di antiche tombe a camera: uno scandalo del quale non ci rassegniamo ancora oggi, senza che nessuno sia mai riuscito a spiegarsi come fu possibile concedere le autorizzazioni edilizie". Eppure, a quanto pare, il nulla osta del Comune arrivò senza problemi.
Non è finita qui. La battaglia in rete continua al ritmo degli allenamenti. Mentre i seminaristi e le scuole calcio della città rincorrono il pallone (a 6 euro all'ora per ogni giocatore in campo), sul blog si affastellano dettagli e testimonianze. Un giallo che appassiona gli internauti ma a quanto pare non l'amministrazione comunale che non ci ha messo bocca, da due lustri o quasi ancora senza soluzione. Un fatto è certo, suggerisce il soprintendente nell'ultima missiva alla procura: gli abusi edilizi, specie se a danno dei tesori dell'antichità, non possono andare in prescrizione.
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