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4 Gennaio 2011 PALEONTOLOGIA
ditadifulmine.com
COCCODRILLO PREISTORICO SCOPERTO IN LASTRE DESTINATE AD UNA CUCINA
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Succede anche questo nel bizzarro mondo della paleontologia. I fossili di un antico predatore, imparentato con i coccodrilli moderni, sono stati ritrovati in alcune lastre calcaree probabilmente destinate a diventare il controsoffitto di una cucina italiana.

Estratte dalle cave di Sant'Ambrogio di Valpolicella, Verona, nel 1955, e dopo che i fossili al loro interno vennero identificati come appartenenti ad un'antica specie di coccodrillo, queste lastre vennero trasportate in due musei italiani, rimanendo pressochè sconosciute e non studiate fino al 2009-2010, anni in cui qualcuno ebbe la buona (e tardiva) idea di esaminare i reperti in dettaglio.

Ecco che si scoprì che i fossili, un cranio e alcune vertebre, appartenevano a un rettile sconosciuto, vecchio di 165 milioni di anni, e battezzato Neptunidraco ammoniticus. Pare sia il membro più antico della famiglia dei Metriorhynchidae, che racchiudeva gli antichi coccodrilli marini dai quali, circa 200 milioni di anni fa, si separarono gli antenati dei moderni coccodrilli.

Il Neptunidraco ammoniticus era diverso dai coccodrilli di oggi: era un animale marino, e non semi-acquatico, e probabilmente saliva sulla terraferma ben di rado. Era lungo circa 4 metri, con un corpo di forma idrodinamica e una coda più simile alla pinna di uno squalo che alla coda di un coccodrillo.

Si sospetta inoltre che il N. ammoniticus fosse dotato di pinne. "Era così ben adattato alla vita marina che gli era impossibile sopravvivere fuori dall'acqua" spiega Andrea Cau, co-autore della ricerca e paleontologo dell'Università di Bologna. "Per certi versi, era più simile ad un delfino che ad un coccodrillo".

Come delfini e balene, infatti, il N. ammoniticus doveva risalire in superficie per respirare. E, come le tartarughe marine, avrebbe avuto la necessità di muoversi sulla terraferma una volta l'anno per deporre le uova.

La scoperta di questo nuovo antenato di coccodrillo non soltanto amplia la famiglia dei Metriorhynchidae, ma apre il campo a chissà quante scoperte che, per un motivo o l'altro, sono ancora nascoste nei musei di tutto il mondo. "Questo è solo un esemplare nel nostro museo, e abbiamo un milione di esemplari" spiega Federico Fanti, geologo del Museo Geologico Giovanni Cappellini in cui era custodita una delle lastre calcaree. "Il potenziale per nuove scoperte è enorme".

Quanti fossili di animali ancora sconoscuti alla scienza si nascondono in scaffali bui e impolverati dei nostri musei, in attesa che qualcuno si accorga di loro e porti alla luce un altro esempio dell'antica biodiversità terrestre?