Alla fine degli anni ´80 ed all´inizio dei ´90, il Dr. Walter Pitman, professore aggiunto di geologia alla Columbia University ed il Dr. Bill Ryan, scienziato anziano all´Osservatorio Terrestre di Lamont-Doherty, stavano lavorando ad un´emozionante nuova scoperta relativa ad un ben noto evento del passato – il Diluvio Universale. Il gruppo di ricerca aveva esaminato il racconto del diluvio riportato nell´epopea Sumera di Gilgamesh e determinato che esisteva, nei fatti, una spiegazione plausibile agli antichi racconti. Basandosi sui loro studi e su indicazioni fornite dagli studiosi dell´epica di Gilgamesh, avevano determinato che un´inondazione di tale portata si sarebbe potuta verificare ancora prima di quanto indicato nei racconti, e perfino prima del famoso diluvio di Ur (5000 a.C.). Sulla base delle datazioni al radiocarbonio delle conchiglie di un fronte sabbioso sommerso, erano infatti giunti alla conclusione che tali eventi si fossero verificati attorno al 7000 a.C., e pertanto che l´epica di Gilgamesh potesse essere stata derivata dalle storie di questo remoto evento. Questo avrebbe significato che esso si verificò non appena le lastre di ghiaccio dell´ultima era glaciale iniziarono a ritrarsi, ed il livello globale del mare iniziò a risalire.
Continuando su questa logica e basandosi sul racconto di Gilgamesh, determinarono che quel che avevano letto, altro non era che la descrizione offerta da un popolo primitivo di un evento verosimile, che fu adattato dai Sumeri e volto in forma di racconto mitico.
Ritenevano che gli antichi narratori volessero tramandare la memoria dell´inondazione di una vasta zona di terra che si troverebbe attualmente sotto il livello del mare (un bacino), verificatasi a causa dell´innalzarsi del livello globale della acque. Il risultato del catastrofico evento sarebbe un po´ come se la Death Valley in California e l´Arizona si trovassero improvvisamente al di sotto del livello del Pacifico, e ne subissero l´inondazione, con la conseguenza del formarsi di un nuovo mare che travolgerebbe qualsiasi cosa incontrasse sulla sua strada.
Armati di queste argomentazioni, cominciarono a cercare nell´area circostante il Mediterraneo Orientale un corpo di acque che riuscisse ad attagliarsi ai parametri più affidabili ricavati dallo studio. Il Golfo Persico, il Mar Rosso, ed il Mar Caspio furono scartati. Rimaneva allora il Mar Nero con il suo sbocco nel Mediterraneo, lo stretto del Bosforo.
Sulla base delle più recenti stime sul Diluvio fornite dagli studiosi biblici, il racconto di Gilgamesh ha acquisito grande credibilità, ed si è a lungo creduto che la storia di Noè sia stata presa in prestito in misura non irrilevante proprio dalle leggende Sumere. Ora comunque, elementi tratti da altre culture preistoriche, come anche la prossimità delle colline che circondano il Monte Ararat, portano a favorire il bacino del Mar Nero, e con esso, il racconto di Noè come storia di maggiore antichità.
Con l´emozionante scoperta delle sabbie eoliche (accumulate dal vento) individuate da una videocamera subacquea ad una profondità di 140 (+) piedi, la teoria che il Mar Nero sia stato scenario di un´inondazione catastrofica nel corso della preistoria dell´umanità, ha acquisito credito. La presenza delle dune indicherebbe, infatti, che la teoria potrebbe essere corretta, perché, nonostante gli accumuli di migliaia di anni di sedimenti marini, sono ancora individuabili tracce riconoscibili di strutture terrestri sul fondo del mare. Incoraggiati da questa scoperta, Pitman e Ryan si sono uniti ad un team d´esplorazione marina russa, munita di alcune avanzate tecnologie d´indagine occidentali. Sofisticate apparecchiature di rilevazione sismica hanno segnalato uno strato uniforme di sedimenti marini orizzontali che si sovrappongono bruscamente a strati orientati e molto ben erosi. Un tale orizzonte in geologia e geofisica è indicato con il termine di difformità, che in questo caso individua la transizione da una superficie terrestre esposta all´erosione di pioggia, vento e acqua corrente ad un ambiente marino che si accresce lentamente e gradualmente per stratificazione di sedimenti. Quel che il team ha scoperto è l´incontestabile prova di una recente (in termini di tempi geologici), inondazione del Mar Nero e del Bacino Eusino.
Per riuscire a determinare quando le acque del Mediterraneo si riversarono nel Mar Nero, sono stati estratti campioni sia nel senso della lunghezza che della profondità. Esami dei materiali prelevati subito sopra e subito sotto l´orizzonte discontinuo, hanno confermato le teorie del gruppo. Subito sopra, i sedimenti erano morbidi e contenevano gusci di conchiglie ed organismi marini. Subito sotto, i sedimenti erano duri. L´argilla nei campioni conteneva sabbia soffiata in essa dall´azione del vento. In molta parte del materiale si sono stati trovati resti di piante lignee, erbe, ed altre piante di terra subito sotto l´orizzonte difforme. Questo materiale è stato accuratamente impacchettato e spedito ad un laboratorio per la datazione al radiocarbonio. I risultati di questi test sono sorprendenti, perché la data risultante ha rivelato un´età non di 9000 anni, come il team aveva postulato, ma di 7540 anni. Il fatto che tutti i campioni avessero la stessa età significa che l´evento dell´orizzonte difforme non rappresenta una transizione graduale com´è normale per tutte le difformità, ma indica invece un brusco passaggio (inondazione) nella zona in considerazione. Questo sta anche a significare che un dato sufficientemente attendibile ha finalmente stabilito che uno degli eventi più significativi nella nostra tabella cronologica, come registrato nel libro della Genesi – il Diluvio - accadde realmente, attorno al 5550 a.C.
Il Diluvio Sumero in Gilgamesh
La cultura Sumera era ricca di leggende e miti. Molti dei racconti rinvenuti nei testi antichi non sono lontani da quelli contenuti nel testo biblico. Alcune di questi sono anzi chiaramente paralleli alle storie di Giobbe e di Noè. Le prime leggi che precedettero quelle del Codice di Hammurabi, erano molto simili, se non identiche, a quelle che furono date agli ebrei da Mosè (non i Dieci Comandamenti). Armati dunque della convinzione che la Torah e la sua tribù rimasero in territori sottoposti all´influenza degli Assiri fino ai giorni di Giacobbe, e convinti dagli studiosi biblici che le storie dell´Eden e di Noè fossero di molto posteriori a quelle dei testi sumeri, gli archeologi hanno ritenuto per un lungo periodo che la Bibbia prese più di un prestito dalle leggi e dalle leggende sumere.
Chiunque abbia una rudimentale conoscenza della storia di Noè riconoscerà il parallelismo con il seguente passaggio tratto dall´Epopea di Gilgamesh:
"Cercavo la terra con lo sguardo, ma quattordici leghe distante mi apparve una montagna, e là la mia barca attraccò; la barca arrivò in fretta alla montagna di Nisir, si avvicinò in fretta alla montagna e non si spostò. Un terzo giorno ed un quarto giorno arrivò in fretta alla montagna e non si spostò; un quinto giorno ed un sesto giorno arrivò in fretta alla montagna. Quando anche il settimo giorno trascorse, presi una colomba e la lasciai andare. Volò via, ma non trovando posto ove posarsi, tornò. Quindi presi una rondine. Volò via, ma non trovando luogo ove posarsi, tornò. Presi un corvo, che vide che le acque si stavano ritirando, mangiò, volò intorno, gracchiò, ma non tornò indietro. Quindi lasciai ogni cosa aperta ai quattro venti, feci un sacrificio e versai una libagione sulla cima della montagna."
Questo è un racconto del re sumero Utnapishtim, che regnò nel Shurrapak, 70 miglia a nord di Ur, alla fine del terzo millennio avanti Cristo. Il diluvio descritto durò sei giorni secondo le tavole sumere, ed è stato confermato dagli archeologi. La montagna menzionata è Zagros, ad est tra l´Iran e l´Iraq dei giorni nostri.
Un altro diluvio risulta dalle prove archeologiche in Mesopotamia. In uno scavo ad Ur, sono stati trovati strati e strati di artefatti risalenti all´antica cultura Ubaidian, fino a che gli operai non si sono imbattuti in un livello che conteneva solo sedimenti fluviali. Questo livello si è provato essere spesso 8 piedi, e sotto di esso gli operai hanno iniziato a trovare molti più artefatti. I sedimenti del fiume sono stati interpretati dai ricercatori come prove di un´inondazione che fece probabilmente migliaia di vittime umane nella valle, e che si verificò in un periodo di molto precedente di quello che ha dato origine al racconto dell´Epica di Gilgamesh.
La cultura sumera si sviluppò dagli Ubaidian, o fu originata successivamente da immigranti provenienti da Ubaidian. Questi giunsero nel sud della Mesopotamia in un periodo compreso tra il 5500 a.C. ed il 5000 a.C. In coincidenza con l´arrivo della cultura di Ubaidian, apparve quella che fu, per quei tempi, una tecnologia avanzata. All´interno dei primi strati di Ubaidian, gli archeologi hanno recuperato oggetti di rame battuto, ceramiche e realizzazioni tecniche molto più avanzate di quelle incontrate precedentemente; prove dell´esistenza di moderni metodi di irrigazione, e in un´occasione, quel che rimane di alcuni tessuti finemente intrecciati. Le ceramiche sono notevoli perché implicano un avanzato livello di abilità tecnologica. In aggiunta, vi sono molte prove circostanziali del fatto che questi stessi uomini, o immigranti a loro contemporanei, diffusero la conoscenza della costruzione di imbarcazioni.
Nell´esaminare le prove archeologiche dobbiamo sempre ricordare che i primi dati stabiliti per l´uso di un determinato espediente o principio, sono quelli per i quali gli archeologi dispongono di prove concrete. Il fatto che sia stato trovato ad Ur un modello di ceramica di una barca con le vele, datato attorno al 4000 a.C., non significa che le barche non fossero usate fino ad allora da quella cultura. Significa semplicemente che questa è la più antica prova finora trovata del loro utilizzo. Altre prove potranno sempre essere ritrovate, o potrebbero invece non essersi mantenute nel tempo.
Per il bene dell´argomento noi daremo per assunto che gli Ubaidian arrivarono nel sud della Mesopotamia con la conoscenza di queste tecniche più avanzate, e nuove tecnologie. Da dove provenivano però?
Il meccanismo fisico del Diluvio
Il Mar Nero copre un´area di 162, 280 metri quadrati e raggiunge una profondità massima di 7250 piedi. E´ delimitato ad est dalle montagne del Caucaso e a sud dal Ponto. Non esiste un vero e proprio litorale lungo tutto il suo bacino, anche se la costa ad ovest è la meno ripida, salvo dove si assiste all´incontro tra i corsi dell´Istranca e del Balkan ed il mare. Le montagne di Crimea sono le uniche colline sull´altopiano della costa nord.
Il Bosforo (bahs´-pur-uhs) è uno stretto di limitata estensione tra l´Europa e l´Asia, e collega il Mar Nero ed il Mar di Marmara, che a sua volta è collegato dai Dardanelli all´Egeo, parte del Mar Mediterraneo. Lo stretto ha un´ampiezza massima di 2.3 miglia ed è lungo 19 miglia. E´ facile immaginare quanto facilmente questo angusto canale si sia riempito di sedimenti. Il drenaggio dell´area avveniva probabilmente in senso bilaterale. Alcune aree avrebbero drenato nel Mar di Marmara, ed altre nel Bacino dei Mar Nero.
Gli strati di ghiaccio dell´ultima Era Glaciale si ritirarono lentamente nel corso di migliaia di anni, sollevando il livello dei mari e degli oceani del mondo. Del resto, vi sono ancora centinaia di residui di depositi di ghiaccio nelle valli superiori delle Montagne del Caucaso, le cui fiancate provocano un deflusso in direzione del Mar Nero.
Il Mar Nero si è formato nel corso delle ere geologiche, per separazione dal Bacino del Mare di Tethys, che si formò a sua volta da una divisione del Mediterraneo circa 40 milioni di anni fa. Al giorno d´oggi potrebbe essere diviso in tre zone concentriche di rilievi sottomarini. L´anello più esterno, circa il 25 per cento dell´area, si trova in una zona di acque poco profonde, a circa 100-110 metri. La seconda zona comprende un declivio che conduce alla terza, la profondità centrale. Quest´area centrale è una piana senza forma che copre circa un terzo dell´area totale. Una catena di montagne subacquea giace a largo delle coste della Turchia tra Sinop e Samsun.
La salinità del mare, la cui media è di 22 parti su 1000, è circa la metà di quella degli oceani ed è molto ridotta dove i principali affluenti – il Danubio, Dnestr Bug ed i fiumi del Dnepr entrano nel nordest. Correnti sospinte dal vento corrono in senso orario.
Pittman e Ryan ora postulano un modello secondo il quale il Bacino del Mar Nero una volta era abitato da una popolazione agricola che diede vita a numerosi villaggi. Il Mediterraneo si era innalzato solo pochi millenni di anni prima al punto di stendere uno strato sedimentario su quello che è adesso lo Stretto del Bosforo. In un lungo periodo di tempo, le correnti che confluirono dall´ostruzione verso il Mediterraneo ed il Bacino del Mar Nero, si unirono a creare un condotto per le acque del Mediterraneo verso il molto inferiore Bacino del Mar Nero. Ad un certo punto, proprio come una diga di terra viene a crollare una volta che vi si apre una breccia, così avvenne alla diga naturale nello Stretto del Bosforo. E naturalmente tutto questo fu improvviso e catastrofico. Il dirompere delle acque disperse rapidamente tutta la terra, i sedimenti e le rocce smosse giù dal letto del fiume, per creare quello che si stima sia stata una cataratta la cui portata avrebbe ecceduto di un migliaio di volte la più grande ondata di piena delle Cascate del Niagara. Approssimativamente dodici bilioni (12.000.000.000) di piedi cubici il minuto.
Per sfuggire all´invasione delle acque ci si sarebbe dovuti muovere ad una velocità superiore ad un chilometro al giorno sulle alture, per riuscire a sottrarsi all´annegamento. Pittman e Ryan postulano che il Bacino del Mar Nero fosse il luogo d´origine di una società agricola, presso la quale ebbe luogo la transizione dallo stato di cacciatori-nomadi a quello di agricoltori stanziali. Se questo è corretto, data la topografia ed estensione geografica dell´area, molte migliaia di persone morirono nel disastro. La popolazione dovette lasciarsi indietro tutte le ricchezze e le risorse alimentari, arrampicarsi sulle alture attorno al bacino, per trovare rifugio; e molti si trovarono isolati sulle cime delle colline che avevano scalato quando il livello delle acque nelle valli circostanti cresceva.
Avendo appurato la realtà dell´evento-diluvio, Pittman e Ryan ora tentano di attribuire l´improvvisa comparsa delle tecniche di irrigazione in Anatolia e Mesopotamia agli abitanti sopravvissuti al disastro del Mar Nero, che riuscirono a trovare rifugio altrove. Questa è l´opinione degli autori, comunque molto rimane da completare del loro lavoro originale.
E´ stato stimato che la quantità d´acqua che fu necessaria a riempire il Bacino del Mar Nero, tenuto conto dell´abbassamento degli oceani del mondo, si aggirava attorno ad un piede! In termini di tettonica, l´area circostante è una regione altamente attiva. Crepacci, faglie, e vulcani abbondano dall´Italia fino alle coste dell´Egitto. La crosta Terrestre sotto tutti i maggiori bacini del mondo mostra segni di deformazione dovuti alle enormi masse che essi contengono, alla loro profondità, e alla plasticità della roccia della crosta inferiore. E´ inconcepibile che un´area di 162, 280 miglia quadrate, profonda circa 7.250 piedi possa improvvisamente essere soggetta ad un carico di bilioni di tonnellate di acqua senza che si generino deformazioni della crosta che conducono a significative conseguenze tettoniche. Gli studi dovrebbero pertanto iniziare dall´esame delle deformazioni del modello regionale della crosta sottoposta ad un improvviso ed ingente carico, per determinare le possibili conseguenze reattive.
In più, una cataratta di tale portata potrebbe aver provocato conseguenze disastrose sulle generali condizioni meteorologiche ed ecologiche della regione. L´accresciuta umidità dell´aria, dovuta all´evaporazione della cataratta e della lastra che inondò il bacino asciutto, potrebbe aver prodotto come risultato ultimo, vere e proprie piogge torrenziali in una regione che non aveva sperimentato niente di simile per milioni di anni (quando cioè il Mediterraneo fu esso stesso inondato). E´ del resto interessante notare che gli studi sul Mar Morto evidenziano come l´inondazione del Mar Nero si verificò durante un´età storica piovosa, e poco tempo dopo il tempo nella regione assunse una conformazione del tutto simile a quella attuale.
E´ stato recentemente messo in risalto che basandosi esclusivamente sul tasso di inondazione di 12 milioni di galloni al minuto, sarebbero stati necessari approssimativamente 40 giorni per riempire il bacino. Sarebbe stato naturale per gli abitanti ricercare rifugio sulle terre in alto per tentare di scampare all´inondazione. I rifugiati cercarono salvezza su quella che è ora la catena montuosa del mare, ove si sarebbero sentiti al sicuro dal rombare delle acque di sotto. Sembra alquanto improbabile che anche tali rilievi siano stati sommersi.
Se Pittman e Ryan stanno cercando gli effetti della migrazione degli abitanti del Bacino del Mar Nero in conseguenza al diluvio, perché non esaminare altre possibilità? Pur considerando le istruzioni date da Dio, è improbabile che, una popolazione non familiare con le acque aperte potesse avere l´esperienza ingegneristica sufficiente per costruire una nave delle dimensioni dell´Arca.
La storia dell´Arca di Noè è stata a lungo considerata dalla comunità scientifica come una favola presa in prestito dai miti Sumeri dagli autori della Genesi, e quindi, a sua volta, un mito. Alcuni delle più grandi scoperte archeologiche, comunque, incluse quelle di Pittman e Ryan, hanno tratto spunto proprio da quelli che erano una volta considerati miti. Questi includono, (ma non sono limitati a) le storie di: Troia, Sodoma e Gomorra, Gerico e naturalmente quella di Pittman e Ryan. Nella Genesi si legge:
"10, 1 Questa è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e Iafet, ai quali nacquero dei figli, dopo il diluvio.
10, 2 I figli di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech e Tiras.10, 3 I figli di Gomer: Askenaz, Rifat e Togarma.10, 4 I figli di Iavan: Elisa, Tarsis, quelli di Cipro e quelli di Rodi. 10, 5 Da costoro si suddivisero le popolazioni delle isole delle genti. Questi furono i figli di Iafet nei loro territori, ciascuno secondo la sua lingua, secondo le loro famiglie, nelle loro diverse nazioni."
Notiamo che il passaggio recita "isole" e non "terre". Potrebbe allora darsi che la tribù di Noè includesse alcuni navigatori già prima del diluvio? E se così non fosse, come avrebbero potuto avere la sufficiente abilità per costruire l´Arca? Ci sono prove che esistessero rotte commerciali tra le città dell´Anatolia e altre città lungo le coste del Mediterraneo. Potrebbero queste città essere stati avamposti di una più grande civiltà situata in qualche regione del Bacino del Mar Nero? Lo studioso della Bibbia Michael Sanders ha recentemente rilevato che l´insediamento delle prime città sumere nella pianura a nord del Tigri e dell´Eufrate avvenne poco tempo dopo la data dell´Inondazione del Mar Nero. Sembra ovvio che una causa ed un effetto possano essere rintracciati in questo disegno.
Potrebbe provarsi saggio riconsiderare molta parte della Genesi come fonte di informazioni riguardanti le origini, l´ambiente, la geografia e la tecnologia delle civiltà del tardo Paleolitico e dell´inizio dell´Età del Bronzo, alla luce dell´importanza che i cronachisti del racconto hanno posto su di essa. Attraverso le registrazioni orali, si credeva di poter stabilire la legittimazione della terra e della proprietà, e queste, a loro volta, venivano cronologicamente fissate nella memoria mediante la loro associazione con i maggiori eventi del passato, come un diluvio, un´invasione, una guerra o il regno di un capitano o di un re. Attraverso questi racconti, i discendenti di un particolare patriarca potevano legittimare la sua posizione di leader di una tribù, lasciando prova dell´autorità di questo potere in antichi trattati e accordi.
La più antica storia egiziana è stata registrata esattamente nello stesso modo, mediante dati collegati ai maggiori eventi. I documenti egizi contengono annotazioni riguardanti le loro conoscenze in materia di ingegneria, medicina, agricoltura, astronomia, maree, inondazioni, eclissi solari e lunari, etnologia e relativi alle loro conquiste.
I popoli nomadi preferivano invece la tecnica di trasmissione orale, in mancanza di un luogo stabile al quale affidare la loro storia e tecnologia. In questo contesto, sarebbe stata giustificata l´assunzione di precauzioni per assicurare l´accuratezza dei racconti, come ad esempio, l´adozione della forma litanica. Ma mentre gli egiziani avevano un metodo per registrare importanti informazioni relative alla sopravvivenza e ad al benessere della nazione, gli ebrei non adottarono un metodo scritto per registrare gli eventi fondamentali, fino al 1000 d.C. Una forma litanica di registrazione sembrava apparentemente sufficiente fino ad allora. Se intendiamo dare credito all´accuratezza del racconto della Genesi, dobbiamo allora considerare le sue informazioni come derivate da fonti preesistenti, tra le quali alcune di tradizione orale.
Questo per dire che le narrazioni dovevano essere per la maggior parte letterali nell´intendimento dei cronachisti, e pertanto si sarebbero prestate alle singolari, seppur agevolmente identificabili, discrepanze dovute ad interpretazione erronee in caso della perdita di dati. Se questo fosse il caso, potremmo prontamente accettare molte di queste informazioni, e sottoporle ad attente speculazioni.
E tali speculazioni, inizialmente considerate fantasiose, solleverebbero probabilmente alcuni problemi interessanti che meritano adeguate investigazioni.
Riferimenti
L´Epica di Gilgamesh, N.K. Saunders
William B. F. Ryan et al, "An Abrupt Drowning of the Black Sea Shelf, " Marine Geology, 138(1997), 119-
126, p.124
di Michael A. Cremo, Richard L. Thompson2. Archeologia Misterica
di Luc Bürgin3. Archeologia dell'impossibile
di Volterri Roberto4. Archeologia eretica
di Luc Bürgin5. Il libro degli antichi misteri
di Reinhard Habeck6. Rennes-le-Château e il mistero dell'abbazia di Carol
di Roberto Volterri, Alessandro Piana7. Il mistero delle piramidi lombarde
di Vincenzo Di Gregorio8. Le dee viventi
di Marija Gimbutas9. Come ho trovato l'arca di Noè
di Angelo Palego10. Navi e marinai dell'antichità
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