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19 Ottobre 2007 PALEONTOLOGIA
New York Times
GENE MODERNO DELLA PAROLA NEI NEANDERTHAL
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I Neanderthal – un´antica specie umana che dominò l´Europa fino all´arrivo dei moderni umani circa 45, 000 anni or sono - possedevano un gene cruciale per la funzionalità del linguaggio, secondo elementi tratti dal DNA recuperato da due individui dissotterrati a El Sidron, una grotta nel nord della Spagna. Le nuove evidenze derivano dall´analisi di un gene chiamato FOXP2, associato con il linguaggio. La versione umana del gene differisce in due punti critici dalla versione degli scimpanzé, a suggerire che questi due mutamenti abbiano qualcosa a che vedere col fatto che le persone possano parlare e gli scimpanzé non vi riescano.

I geni dei Neanderthal sembrano essere svaniti quando quest´antica specie sparì dal suo ultimo rifugio in Spagna e Portogallo circa 30, 000 anni or sono, quasi certamente condotti all´estinzione dal prevalere dei Moderni Umani. Ma recenti ricerche svolte da Svante Paabo, biologo del Max Plack Istituto per l´Antropologia Evoluzionistica a Lipsia, hanno reso chiaro che il DNA Neanderthal può ancora essere estratto dai fossili. Il Dr. Paabo, il dr. Johannes Krause e colleghi spagnoli che hanno dissotterrato le nuove ossa, sostengono di avere ricavato la versione Neanderthal della parte rilevante del gene FOXP2. Sembrerebbe lo stesso della versione umana; ma dato che molti altri geni sono coinvolti nella facoltà del linguaggio, la nuova scoperta suggerisce, ma non dimostra, che i Neanderthal parlassero come i moderni umani.

La versione Neanderthal del gene FOXP2 sembrerebbe essere passata alla popolazione umana prima che i lignaggi di Neanderthal e moderni umani si separassero circa 350, 000 anni or sono. Ma fino a che non si potrà sapere di più circa la funzione che il gene FOXP2 svolge nel cervello, sarà difficile sapere quali poteri sono stati conferiti da questo "scivolamento", ha dichiarato Gary Marcus, psicologo della New York University autore di studi sull´evoluzione del linguaggio.

"Forse i Neanderthal avevano qualche rudimento di linguaggio, ma, ancora una volta, forse no"

Ad ogni modo, la possibilità di ricavare uno specifico gene di interesse dal genoma dei Neanderthal è un rimarcabile progresso tecnologico, ed i risultati hanno il potenziale di diventare una pietra miliare nella nostra comprensione dell´evoluzione umana. Lo studio dell´evoluzione potrebbe compiere un salto gigantesco in avanti se il Dr. Paabo riuscisse a recuperare l´intero genoma Neanderthal, almeno in forma di bozza: un passo che egli spera di compiere entro il prossimo anno.

Ma due nuvole scure si addensano su questa grande prospettiva.

La prima è che la nuova scoperta circa il FOXP2 contraddice in modo evidente un precedente risultato che il dr.Paabo ottenne circa cinque anni or sono. Esaminando la versione umana del FOXP2 in popolazioni attorno al mondo, il dr.Paabo aveva scoperto nel 2002 che tutti hanno essenzialmente la stessa versione del gene. Ciò accade quando una nuova versione di un gene conferisce un tale vantaggio in termini di sopravvivenza da diffondersi rapidamente a tutta la popolazione. Una simile diffusione occorse in qualche momento imprecisato attorno a 200, 000 anni or sono, sostengono Paabo e colleghi. Questa data supporterebbe la proposta di Richard Klein della Stanford University, basata sulle evidenze archeologiche, secondo cui la popolazione dei moderni umani avrebbe subito una serie di mutamenti neurologici attorno a 50, 000 anni or sono, che resero la popolazione in grado di espandersi ed emergere dall´Africa. Il mutamento neurologico potrebbe essere stato il perfezionamento del linguaggio moderno, dato che pochi progressi in termini evoluzionistici si possono dire più preziosi se si parla di una specie sociale.

Ma il nuovo rapporto del dr. Paabo spinge indietro i mutamenti legati al linguaggio e al FOXP2 ad almeno 350, 000 anni or sono, un tempo in cui i lignaggi di Neanderthal e moderni umani si divisero, dunque una data che non può più supportare la tesi di Klein. Costretti dai riferimenti del nuovo rapporto a spiegare perché i dati precedenti fossero così sbagliati, Paabo ha dichiarato che i calcoli che fondano i dati precedenti si basano su "assunti conosciuti universalmente per essere semplificazioni della realtà".

Mentre l´assunto può essere ben noto ai genetisti, l´ammonimento non è altrettanto chiaro agli altri. Il dr. Klein ha dichiarato di essere deluso dall´aver perso il supporto genetico dal lavoro di Paabo, ma di non aver cambiato idea. "I dati archeologici suggeriscono un mutamento significativo nel comportamento umano 50, 000 anni or sono, e credo vi siano evidenze schiaccianti di ciò".

Una seconda nuvola sul lavoro di Paabo, è il sempre presente rischio della contaminazione del DNA fossile con DNA umano, specialmente dal momento che Paabo riporta che le scoperte della versione umana del FOXP2 siano avvenute in ossa di Neanderthal. La maggior parte delle ossa fossili delle collezioni dei musei, e perfino i reagenti chimici usati per analizzare il materiale genetico, sono contaminati con DNA umano. La contaminazione spesso spazza via le deboli tracce residue del DNA neanderthal, ed è difficile operare delle distinzioni dal momento che si tratta di sequenze di unità così simili.