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29 Aprile 2005 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
La scoperta dei tesori nel sottosuolo
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TODI - Finalmente svelati i misteri del sottosuolo tuderte. Cunicoli, gallerie, pozzi e cisterne, risalenti ai tempi più remoti e utilizzati per la difesa o come rete idrica, fondamentale per la sopravvivenza in caso di assedio, non avranno più segreti.

Domani infatti a Todi, alle 17, presso la Sala delle ceramiche del Museo Pinacoteca, sarà presentata ed inaugurata la mostra che si concluderà il 31 luglio e che si svolgerà nelle suggestive cisterne romane che stanno sotto Piazza del Popolo, dall'intrigante titolo "Via subterranea - Ricerche ed esplorazioni nel sottosuolo tuderte". Il progetto dell'originale allestimento è dell'architetto Pier Francesco Duranti con il quale ha collaborato lo studio del collega Antonio Corradi.

Gli organizzatori, la Società Sistema Museo ed il Gruppo Speleologico Todi, in collaborazione con l'Amministrazione comunale, con questa mostra intendono favorire attraverso immagini fotografiche, schede illustrative, riproduzioni di documenti di archivio, la conoscenza della storia delle esplorazioni, dei percorsi chilometrici degli antichi cunicoli, e le tecniche di scavo utilizzate. L'iniziativa oltre a valorizzare il ricco patrimonio archeologico sotterraneo, si propone di raccontare le indagini compiute negli anni dagli esperti speleologi tuderti, in particolare Daniele Parasecolo, Maurizio Todini, Carlo Zoccoli, nel settore corrispondente all'antica area forense e al colle della Rocca, ma soprattutto le ultimissime scoperte.

Osservate speciali, con un interessante approfondimento, proprio le grandi cisterne risalenti al primo secolo avanti Cristo, contenitrici dell'evento. Sarà sciolto il secolare enigma sulla loro funzione?

Una teoria ben accreditata sostiene che queste, costituite da due grandi corpi di dodici ambienti praticamente posti in parallelo, ciascuno di misura media di oltre otto metri di lunghezza per oltre tre di larghezza per una altezza di circa sette metri, furono create dai Romani per colmare un grosso avvallamento che separava le due cime del colle, l'Apentino e il Nidoli. Il grande sforzo costruttivo fu realizzato per poter trovare soddisfazione alle esigenze di approvvigionamento idrico per l'antica "Tuder" e, utilizzando la copertura, come sostegno per la pavimentazione del Foro.