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15 Aprile 2005 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
Un tesoro nella villa dei Quintili
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Eccezionale scoperta archeologica nella villa dei Quintili, lussuosa dimora di due consoli trucidati dall´imperatore Commodo, sul fronte del parco che costeggia la via Appia antica. Durante uno scavo di sistemazione sul retro del Ninfeo è riemersa una grande statua romana, in buono stato di conservazione. E´ una figura femminile scolpita nel secondo secolo d.C. Priva di testa, probabilmente sottratta nel corso di uno dei tanti saccheggi avvenuti nella tenuta quando l´area venne abbandonata e trasformata in pascolo, e con le braccia amputate. La posizione del corpo, eretto ma lievemente ripiegato a proteggere un altra statua più piccola che l´affiancava, e il ricco panneggio della veste, hanno spinto gli archeologi, coordinati da Rita Paris, ad ipotizzare che si tratti di una Niobe. Identificazione che accresce il risalto e le implicazioni della scoperta. Per due motivi. Perchè nonostante il mito che riguarda questa tragica regina fosse molto diffuso nel mondo classico e ripreso come motivo decorativo sono rarissime le statue d´epoca che la raffigurino. La più importante, proveniente da scavi a Roma, è esposta al museo degli Uffizi.

E, in secondo luogo, perchè l´attribuzione a Niobe indica che non si tratta di una scultura isolata, ma inserita in un gruppo che riproponeva l´epilogo del dramma. Una storia atroce che occupa nell´immaginario pagano un ruolo quasi analogo a quello della Strage degli innocenti. Figlia di Tantalo e regina di Tebe, Niobe, madre di 14 figli, sette maschi e sette femmine, osò contrapporsi alla dea Latona, madre di Apollo e Diana, pretendendo con la forza dei numeri di essere adorata al suo posto come tutrice e simbolo di fertilità. Immediata e spietata la vendetta celeste. Latona impose ad Apollo di uccidere i figli della rivale e a Diana di sterminarne a colpi di frecce le figlie. Invano Niobe, pentita della sua protervia, cercò di implorare pietà, per salvare almeno la bambina più piccola, che le era rimasta aggrappata alle vesti. Sin dall´antichità le scena di questo massacro finale era rappresentata integralmente con gruppi scultorei complessi e imponenti sistemati all´aperto. Un esempio più tardo di questa tradizione iconografica si può ammirare in una grande fontana che chiude uno dei viali di villa Medici al Pincio.

Anche nella villa dei Quintili, trasformata in residenza imperiale dopo l´esproprio, dunque, il supplizio di Niobe doveva far parte di una quinta monumentale, rivolta verso il grande giardino che circonda il palazzo e gli altri edifici. Probabile che sia stato trafugato e disperso dai cacciatori d´antichità, perchè i primi sondaggi compiuti nella zona, non hanno dato alcun esito. Ma come escludere che una campagna di scavi più esauriente possa far riemergere altri frammenti del monumento? Negli ultimi dieci anni l´area, sottoposta a esplorazioni e restauri, si è rivelata una miniera di preziosi reperti.