ROCCELLA JONICA (Reggio Calabria) - Un´imbarcazione piccola e una nave di 37 metri apparentemente da diporto, in realtà ipertecnologiche. Partono ogni mattina di buon´ora, affiancate, dal porto di Roccella e rientrano al tramonto. Mimetizzate tra centinaia di natanti di turisti e vacanzieri che solcano lo Jonio calabrese d´agosto, avevano nascosto bene finora la loro vera missione.
A bordo c´è un equipaggio di "Indiana Jones" in versione subacquea, senza frusta e cappellaccio ma attrezzati con sofisticate apparecchiature elettroniche e persino un piccolo sommergibile. Sono gli uomini e le donne di una straordinaria spedizione archeologica italo-americana che lavoravano da settimane in incognito. Una ventina di ricercatori statunitensi e una decina di italiani. Gli americani, diretti dall´archeologo Jeff Royal, vengono tutti da un´università texana, dall´Ina, Institute of Nautical Archeology di Austin, il centro di archeologia subacquea più prestigioso al mondo, malgrado abbia sede in una città senza mare. Gli italiani sono archeologi subacquei guidati da Maria Teresa Iannelli della Sovrintendenza archeologica calabrese, da Piero Gianfrotta, docente di archeologica subacquea all´università della Tuscia e da Stefano Mariottini, il mitico sub che nel 1972, nei vicini fondali di Riace vide spuntare dalla sabbia un braccio dei Bronzi.
Lo scopo della missione, interamente finanziata dagli americani (attraverso la Rpm Nautical Fondation), è ufficialmente quello di definire la linea di costa antica e l´ubicazione dei porti e degli approdi magnogreci ampliando la conoscenza dei traffici marittimi che dalla preistoria al medioevo hanno interessato lo Jonio. Ma c´è anche chi partendo dai fondali sottoposti a indagine e dalla presenza di Stefano Mariottini ipotizza scopi più clamorosi: la ricerca di altre statue di bronzo, altri cinque eroi che giacerebbero ancora in fondo allo Jonio, se non addirittura altri dieci Bronzi "gemelli", il resto di uno strepitoso gruppo di statue che raffigurerebbe tredici sovrani dell´Attica.
Certo il mistero che finora ha avvolto la missione accende le fantasie più fervide ma gli obiettivi della campagna di ricerche non sono meno affascinanti. «Non stiamo cercando altri Bronzi di Riace spiega Elena Lattanzi, sovrintendente archeologica per la Calabria ma una precisa mappatura archeologica dei fondali». La ricerca si svolge lungo la costa jonica tra Locri e Soverato, un tratto di mare ricco di siti archeologici di grande rilievo, sia di età greca sia di epoche romana, tardo-antica e medievale.
Col sommergibile teleguidato, le ricerche potranno scendere fino a cinquecento metri. «Gli strumenti a bordo sono molto sofisticati spiega Stefano Mariottini con sonar robot, sommergibile e le indagini strumentali elaborate al computer. Solo in un secondo tempo, entrano in scena le ricognizioni dei sub». «Se si è davvero in presenza di reperti sintetizza lo scopritore dei Bronzi inizia il lavoro archeologico vero e proprio».
Una prima sorpresa è stata la localizzazione di un tempio sommerso, in un´area di tre ettari a otto metri di profondità al largo di Monasterace, con circa trecento tronchi di colonne e altri reperti di marmo. Per il resto, gli "Indiana Jones" subacquei tacciono. Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Luigi Fedele, gongola: «I mari calabresi hanno in serbo molte scoperte e sono sempre una metà ambita per gli studiosi di tutto il mondo». E la Lattanzi si lascia sfuggire, sibillina: «Le ricerche sono appena iniziate, per i primi risultati concreti ci vedremo a settembre». Insomma, se salta fuori qualche prezioso reperto non resterà certo sul fondo.
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