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11 Agosto 2004 ARCHEOLOGIA
La redazione di La Porta del Tempo
Gli archeologi iraniani esplorano la città sepolta di Parse
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Al fine di esplorare la città di Parse, capitale Achemenide risalente a 2, 500 anni or sono, gli archeologi iraniani stanno per condurre survey geofisiche su una porzione di circa 400 ettari del sito storico.

Databile all´era Achemenide (559-330 a.C.), Parse consiste di un sistema completo di strutture e reperti, inclusa la Persepoli, palazzi, fortificazioni e servizi accessori per la città. Si ritiene che sia stata costruita per ordine di Dario I nel 518 a.C. Parse in generale e la Persepoli in particolare sono state scavate estensivamente nel corso dell´ultimo secolo, malgrado vi siano ancora molte aree inesplorate al sito.

"Le survey geografiche inizieranno nel giro di un mese al fine di tracciare una mappa completa della città" ha dichiarato Mohammad Hassan Talebian, capo del Progetto Persepoli&Parse, indicando una nuova serie di studi che saranno portati avanti da soli esperti iraniani.

La data esatta della fondazione della Persepoli non è nota. Si assume che Dario I iniziò i lavori sulla piattaforma e le sue strutture tra il 518 ed il 516 a.C., indicando la Persepoli come città simbolo e sede amministrativa per il suo vasto Impero Achemenide.

Proclamò con orgoglio le sue imprese; è stata scoperta una fondazione iscritta che recita: "Ahuramazda era una delle divinità, e questa fortezza doveva essere costruita. E così ho fatto. E l´ho costruita sicura e bellissima ed adeguata, proprio come intendevo fare."

Ma la sicurezza e lo splendore della Persepoli durarono solo due secoli. La maestosa sala per le udienze ed i palazzi residenziali perirono tra le fiamme quando Alessandro Magno conquistò e saccheggiò la cittadella nel 330 a.C., e, secondo Plutarco, portò via i suoi tesori su 20, 000 muli e 5, 000 cammelli.

Dal tempo della sua barbarica distruzione fino al 1620 d.C., quando il suo sito fu identificato per la prima volta, la Persepoli giacque sepolta sotto le sue stesse rovine.

Nel corso dei secoli seguenti, i popoli erranti descrissero la Persepoli e le rovine dei suoi palazzi Achemenidi. Molte delle loro osservazioni sono state in seguito condensate e pubblicate da George N.Curzon nello scritto "Persia e la Questione Persiana" (Londra e New York, 1892).

In modo singolare però, ricerche e studi pianificati scientificamente non sono stati intrapresi fino al 1931. Allora Ernst Herzfeld, al tempo Professore di Archeologia Orientale a Berlino, fu incaricato da James H.Breasted, Direttore dell´Istituto Orientale dell´Università di Chicago, un´esplorazione approfondita, scavi, e, se possibile, restauro dei resti della Persepoli.

Così Herzfeld, nel 1931, divenne il primo direttore di campo dell´Istituto Orientale per la Spedizione della Persepoli. Nel 1931-34, assistito dal suo architetto, Fritz Krefret scoprì sulla terrazza della Persepoli la bellissima Scalinata Orientale della Apadana e le piccole scale della Sala del Consiglio. Scavarono anche l´Harem di Serse.

Quando Herzfeld partì, nel 1934, Erich F.Schmidt prese il suo posto. Continuò scavi su larga scala al complesso delle Persepoli ed il suo ambiente fino alla fine del 1939, quando l´esplodere della guerra in Europa mise fine al suo lavoro archeologico in Iran. Nel corso degli ultimi anni di scavo, il Museo Universitario di Philadelphia ed il Museo delle Belle Arti di Boston si unirono all´Istituto Orientale in ordine smaltire parte dell´immensa mole di lavoro.

Quel che i primi storici scrissero sulla ricchezza della Persepoli, certamente non era esagerato. Così apprendiamo dai rapporti dello storico greco Diodoro Siculo che la Persepoli era "la più ricca città sotto il sole" e che le sue case erano piene d´oro e d´argento ed ogni sorta di ricchezza. Sulla base di questo e di altri racconti, gli uomini della Spedizione dell´Istituto Orientale si sarebbe aspettati di trovare un´enorme quantità di oggetti. Sfortunatamente, Alessandro ed il suo esercito si impegnarono a fondo nel saccheggiare e bruciare la Persepoli nel 331/30 a.C. Quel che l´Istituto Orientale ha recuperato sono solo gli oggetti persi o dimenticati accidentalmente dai Macedoni.

Così i reperti provengono essenzialmente dalle camere di conservazione reali della Tesoreria. Altri oggetti – in numero ben inferiore – provenivano invece da altri edifici della terrazza. Molte di queste scoperte erano pezzi derivanti da guerre con nazioni straniere, come la Grecia, l´Egitto, l´India, o bottini di guerra dalle nazioni soggette all´impero. Alcuni oggetti locali mostrano chiaramente influenze culturali straniere. Sappiamo dalle tavolette recuperate che Dario I aveva chiamato alla sua corte molti artisti stranieri ed operai la cui abilità ed ispirazione furono utilizzate, ma mai imitate, dai Persiani.