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26 Gennaio 2004 ARCHEOLOGIA
Focus
Alla ricerca della flotta perduta
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Un'antica flotta di navi persiane, inabissatasi nel 492 a.C. al largo della Grecia del Nord, è l'obiettivo di ricerca di un team di archeologi dell'University of Colorado, a Boulder, negli Stati Uniti. «Di solito si va a caccia di reperti per ricostruire il puzzle degli eventi storici. In questo caso la storia è conosciuta, e sono i resti dell'armata che mancano», ha affermato l'archeologo marino Robert Hohlfelder. È lo scrittore greco Erodoto (V sec. a.C.) che, nella sua opera "Le storie", racconta della collisione delle navi contro il Monte Athos, causata da una violenta tempesta che costò la vita a 20 mila uomini.

Il fondale delle sorprese. Lo scorso anno, proprio in quelle acque, il team ha portato alla luce il relitto di una nave e del suo carico, anfore e contenitori in ceramica utilizzati per trasportare generi alimentari. Gli archeologi hanno trovato anche una lancia di bronzo sullo stesso fondale marino in cui, nel 1999, un pescatore locale recuperò due elmetti greci classici.

I ricercatori hanno pianificato di ritornare in quell'area nel prossimo mese di giugno alla ricerca dei resti della flotta che il re persiano Dario inviò allo scopo di invadere la Grecia, assimilandone i territori nel suo impero.

La ricerca, condotta da Shelly Wachsmann, Katerina Dellaporta e Anastasios Mitrousis, potrebbe aiutare a risolvere anche antiche diatribe riguardo a come le triremi - antiche galere da guerra usate dai Persiani e dai Greci - venivano costruite. Fino ad ora non è stato trovato alcun relitto di triremo e gli archeologi sono divisi sulla possibilità di trovarne uno in questa spedizione.

Investigatori senza allergie. Un'altra ricerca ha invece scovato un curioso metodo per sapere dove furono costruite le navi di cui dopo migliaia di anni si ritrova il relitto. Serge Muller, un ecologo dell'Università di Montpellier in Francia ha analizzato i pollini ritrovati nelle giunture dei relitti. Le resine utilizzate per impermeabilizzare lo scafo delle navi hanno spessom intrappolato microscopici grani di polline, fornendo allo scafo di un curioso "certificato di nascita" biologico. La tipologia e la quantità di polline ritrovati possono pertanto fornire un'istantanea delle piante presenti nel luogo di costruizione.

Con questo metodo Muller è riuscito a ricostruire l'origine di un relitto di 2000 anni fa ritrovato in Francia. Si tratta di un vascello costruito in Italia.