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11 Febbraio 2010 ARCHEOLOGIA
Luigi Di Vaia comunicati-stampa.net
L'archeologia subacquea in un convegno internazionale presso la RAS
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Si aprirà l'importantissimo convegno sull'archeologia subacquea presso la RAS di Castellammare di Stabia in Campania, in due giorni di lavori e le maggiori rappresentanze mondiali sull'archeologia. L´archeologia subacquea rappresenta da sempre un filone di ricerca importantissimo all´interno degli studi sulle civiltà mediterranee, dato che il mare custodisce gran parte delle testimonianze della grandezza di tali civiltà. L´ubicazione e il raggiungimento delle bellezze sottomarine ha sempre rappresentato un vincolo alla fruizione da parte delle persone non avvezze alle pratiche di immersione. Per lungo tempo quindi, il godimento dei beni sommersi era appannaggio dei pochi "esperti" subacquei. L´avvento delle nuove tecnologie ha permesso al grande pubblico di conoscere e apprezzare la vastità e l´importanza del patrimonio sommerso, grazie a nuove soluzioni volte a consentire al grande pubblico il godimento di questi tesori nascosti, dando vita a numerose iniziative culturali ed educative. In particolare, il mar Mediterraneo, con la sua elevata complessità geologica, offre certamente un´occasione di grande sviluppo economico atteso se si saprà coniugare correttamente il patrimonio archeologico con quello geo-ambientale, attraverso una completa fruizione turistica.

La prima edizione del workshop internazionale Archeomed si è conclusa con la firma di un Protocollo di Intesa tra tutte le Nazioni partecipanti (USA, Italia, Grecia, Spagna, Egitto, Malta, G. Bretagna, Australia, Romania, Bulgaria, Slovenia) che ha contribuito, a seguito, alla ratifica del trattato internazionale sulla protezione del patrimonio storico e culturale subacqueo mondiale dell´UNESCO, da parte di alcune nazioni partecipanti.

Attraverso questo importante strumento si regola giuridicamente una materia finora confusamente trattata e si colma un vuoto normativo che ha permesso gli indiscriminati saccheggi degli ultimi anni. Pertanto l´accordo per la ricerca archeologica nel canale di Sicilia tra Italia e Tunisia è certamente più vicino e potrà offrire a questi due paesi l´opportunità di operare con rigoroso metodo scientifico in quello spazio di mare al fine di recuperare le importantissime testimonianze storiche ed archeologiche necessarie alla definizione sempre più dettagliata della storia di questa parte fondamentale del Mediterraneo e scongiurare il rischio di depredazione purtroppo già avvenute in passato.