"Dio, a volte, si traveste da Cavaliere Nero e va nella notte contro i suoi cavalieri, per provarne il valore".
Questa è la prima puntata di tre articoli estratti da una dispensa relativa a una conferenza, tenuta da Pierluigi Gallo docente di filosofia e storia, nell'ambito di una serie di incontri sulla Mistica Medievale e in particolare sulla Cavalleria Templare; un file rouge che lega la Cavalleria Medievale, i Templari e le Crociate.
"(...) Nei secoli successivi all´anno Mille, gli ideali della Cavalleria medievale, celebrati e divulgati attraverso il cosiddetto amor cortese e la lirica amorosa provenzale, (...) costituivano un tentativo di raffinamento degli elementi barbarici ed incontrollati propri dell´ordine equestre del tempo, teso a trasformare questo ardore bellico e questa furia distruttiva in un processo di elevazione spirituale, nel quale la Dama (...) fungeva da tramite con il Divino. Il cavaliere del XII secolo, dunque, non era più espressione di una furia bellica incontrollata (...), ma diventava idealmente il vassallo della Dama, alla quale era stretto da una sorta di "servitù d´amore" e nella quale riconosceva il raggio, il lume, la luce divina che attraverso di lei risplendeva.
Questo lavoro di "sgrossamento animico" raggiungerà il suo culmine con le Crociate: esse nascono infatti da una specie di profetismo, di fervore mistico, propagandato da personaggi come il famoso Pietro l´Eremita, che vanno in giro per l´Europa propagando questa febbre della riconquista dei luoghi santi, questo ideale di Guerra Santa (...) vissuta come forma estrema di sacrificio e di dedizione a Dio. In un´Europa percorsa da guerre feudali, da scontri e devastazioni di ogni tipo, il fenomeno delle Crociate nasce dunque essenzialmente come fatto mistico, come espressione di un moto animico e spirituale collettivo, (...) che raggiunse il suo culmine con la creazione degli Ordini cavallereschi, primo fra tutti quello dei Templari.
(...) I Templari vengono chiamati i Vigilanti, i Veglianti in armi all´entrata del Tempio: dunque, innanzitutto, viene loro richiesta una costante autocoscienza e vigilanza su se stessi, per combattere, parallelamente con il nemico esteriore, anche il nemico interiore. Quindi il combattimento esteriore è un simbolo del combattimento interiore, affrontato attraverso un addestramento alla forza, al coraggio, al confronto con realtà infere interiori, condotto con estrema umiltà: con obbedienza ovviamente, militare e monastica, ma soprattutto con umiltà.
Ecco dunque che cambia radicalmente il prototipo dell´eroe cristiano rispetto all´eroe pagano, perché mentre quest´ultimo è in un certo senso il superuomo, l´eroe cristiano invece è l´umile, l´eroe che non ha alcun vanto per le sue imprese, poiché egli in realtà sta combattendo se stesso. Dobbiamo quindi tenere ben presente che si trattava, per l´appunto, di una pratica spirituale, attraverso la quale il Templare comprendeva di essere, in realtà, egli stesso il proprio nemico: sembra quasi un processo inconscio di integrazione dell´Ombra.
Potremmo presumere che attraverso questa azione continuata il Templare pian piano venisse a prendere coscienza della presenza della divinità in tutte le manifestazioni che lo riguardavano, che raggiungesse questo tipo di contatto con il Divino; e questo perché viveva sempre "al fronte", il fronte volendo significare essere sempre alla presenza del Divino, alla presenza del Nemico. Come infatti diceva Meister Eckhart
"Dio, a volte, si traveste da Cavaliere Nero e va nella notte contro i suoi cavalieri, per provarne il valore".
Quindi per il mistico, per il monaco, per il cavaliere, "stare al fronte" significava stare sempre di fronte al Maestro, stare sempre di fronte alla Sua ed alla propria morte: così come il monaco è sempre di fronte alla propria morte nell´abito che riveste e nella preghiera, allo stesso modo il guerriero, il Templare, è sempre di fronte alla propria morte sul campo di battaglia, e questo rappresentava per lui una vera e propria strada di realizzazione interiore, un vero e proprio Yoga: la "Via della Guerra" (...).
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