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21 Gennaio 2010 ARCHEOLOGIA
aezio ilfattostorico.com
Il mosaico di Alessandro Magno
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(Martin Beckmann)
tempo di lettura previsto 3 min. circa

I tipi di logoramento di questo celebre mosaico hanno permesso di ricostruire come gli antichi romani potrebbero aver visitato l´opera d´arte.

Trovato nel 1831 a Pompei, il mosaico di Alessandro (ora in mostra al Museo archeologico nazionale di Napoli) misura 3.2 m x 5.5 m. Venne prodotto intorno al 100 a.C. con circa 4 milioni di tesserae (i piccoli tasselli).

L´opera, creata con la tecnica dell´opus vermiculatum (tessere molto piccole e disposte secondo i contorni delle figure), una volta decorava il pavimento di una stanza della "Casa del Fauno" – una delle residenze più grandi di Pompei.

Raffigura la scena di una battaglia tra Alessandro Magno e il re persiano Dario III.

Martin Beckmann, dell´University of Western Ontario, Canada, dice a Discovery: "Sebbene ci siano divergenze su quale battaglia venga precisamente raffigurata [se la battaglia di Isso nel 333 a.C. o quella di Gaugamela nel 331 a.C.] conosciamo molte cose sul mosaico. Per esempio, è accettato da tutti [che il mosaico sia] una copia di un famoso dipinto ellenistico eseguito verso il 300 a.C.".

"Ciò che è meno conosciuto è il ruolo del mosaico come superficie di un pavimento in una casa italiana. In questo ruolo, [il mosaico] ha le capacità per fornire le prove dei gusti, interessi e desideri dei ricchi Romani durante la tarda Repubblica".

Nel suo studio, presentato all´annuale meeting dell´Archaeological Institute of America ad Anaheim, California, Beckmann ha guardato ad alcune grandi aree del mosaico interamente distrutte.

Queste aree vennero ricoperte nell´antichità con della malta e oggi sono nella stessa condizione di quando vennero scoperte.

Beckmann ha identificato quattro principali tipi di logoramento: una grande area a forma di mezzaluna intorno al ritratto di Alessandro, due rattoppi nella porzione superiore del mosaico e altri due in quella inferiore.

"I rattoppi fondamentalmtente ci mostrano il mosaico attraverso gli occhi Romani, e ci dicono cosa interessasse all´antico spettatore. Sebbene Dario sia la figura più in vista nel mosaico, i Romani erano molto più interessati ad Alessandro".

"Erano anche apparentemente affascinati dalla condizione dei due persiani schiacciati sotto il cocchio di Dario, specialmente quello che è mostrato col suo viso distolto dalla [visuale dello] spettatore ma riflesso in uno scudo – un abile trucco artistico".

"Ci sono chiare prove di molteplici antiche riparazioni in queste aree danneggiate. I restauri più recenti hanno riempito i buchi con la malta, mentre riparazioni più antiche usavano tesserae".

Secondo Beckmann, le riparazioni indicano che il mosaico fosse stato danneggiato dal troppo utilizzo – spesso, esattamente nelle stesse aree.

"Nel tempo, persino dei passi attenti avrebbero staccato le piccolissime tesserae di pietra dai loro deboli fissaggi nella malta del [supporto] del mosaico. Almeno una volta, vennero tentate riparazioni sostanziali, ma, chiaramente dal I secolo d.C., queste vennero sostituite da semplici rattoppi di malta".

Beckmann ipotizza addirittura il percorso che avrebbero compiuto gli antichi ospiti per ammirare il mosaico: vedi foto

Il tour sarebbe cominciato con Dario e i persiani: il padrone di casa sopra al grande re (punto 1), mentre gli ospiti avrebbero potuto guardare l´intera scena dalla parte inferiore concentrandosi sui due persiani a terra (punto a e b).

Successivamente ci si sarebbe spostati a sinistra: il "presentatore" sopra alla scena composta da Alessandro che infilza un persiano (punto 2); gli ospiti in semicerchio per vedere lui e Alessandro, attenti a non calpestare né questi né il suo cavallo (punti c).