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15 Ottobre 2009 ARCHEOLOGIA
Maria Luna Moltedo Terra News
L´archeologia a colori dell´Impero romano
tempo di lettura previsto 4 min. circa

MEMORIA Il mondo antico era capace di riprodurre eventi storici, mitologici ma anche aspetti della natura e della vita quotidiana usando realismo e poesia come mostra l´esposizione inaugurata presso le Scuderie del Quirinale, esempio di come si possono studiare le civiltà attraverso le iscrizioni e i monumenti.

Il tempo cancella i colori, polverizza il legno, leviga e sottrae, mentre restano la pietra e il marmo sbiancato. È per questo motivo che, nell´immaginario collettivo di oggi, l´arte greco-romana si associa più che altro al marmo bianco delle sculture, forse in considerazione del fatto che il numero dei documenti pittorici conservati è di gran lunga inferiore a quelli scultorei. Il mondo antico era un mondo colorato, capace di riprodurre eventi storici, mitologici ma anche aspetti della natura e della vita quotidiana usando realismo e poesia. La pittura fotografa la vita romana in anni di forte fermento culturale, e diventa il linguaggio per immagini di una società in veloce evoluzione. Al suo ruolo centrale nella società romana è dedicata la mostra Roma. La pittura di un Impero, curata da Eugenio La Rocca, che si tiene presso le Scuderie del Quirinale dal 24 settembre al 17 gennaio.

Si potranno ammirare oltre cento esemplari tra affreschi, ritratti, decorazioni, fregi, vedute, che presentano un quadro complessivo del livello artistico raggiunto dalla pittura romana in un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il IV secolo d.C. La mostra mette bene in evidenza come la pittura romana non debba considerarsi semplicemente un´eredità passiva degli stilemi greci, ma viceversa esprima forti elementi di originalità ed evidenti legami con i tempi e i luoghi da essa rappresentati, in una grande varietà di generi che vanno dalla veduta alla natura morta, dal ritratto alla rappresentazione della realtà o del mito. È un´arte che va oltre le testimonianze, sia pure straordinarie, di Ercolano e Pompei. È l´arte di un Impero, un´arte senza nomi, particolarmente fervida sotto i regni di Domiziano, Traiano, Adriano e Marco Aurelio, ricca di espressioni fino alle soglie del tardo-antico.

La partecipazione internazionale

La mostra è suddivisa in cinque sezioni che ospitano in tutto un centinaio di opere provenienti dai musei più importanti del mondo tra cui il Louvre di Parigi, il British Museum di Londra, i musei archeologici di Monaco, Francoforte, Zurigo ma anche il Museo Archeologico di Napoli, gli Scavi di Pompei, il Museo Nazionale Romano, i Musei Vaticani e i Musei Capitolini di Roma. L´allestimento contribuisce a rivelare il valore di pezzi che rischiano di passare in secondo piano nel loro consueto contesto museale, opere d´arte che hanno contribuito a scrivere i canoni della futura pittura occidentale a partire dal Rinascimento. Scenografie parietali, paesaggi bucolici e agresti, vedute di ville e di santuari rurali, vedute di giardini: sono questi i soggetti della prima parte della mostra, seguiti da una scelta di raffigurazioni pittoriche della mitologia greca. Amore e Psiche, Polifemo e Galatea, Ercole e Telefo, Perseo e Andromeda. Alle raffigurazioni di questi personaggi dell´immaginario mitologico greco - che tanta importanza ebbero nella cultura figurativa imperiale romana si affiancano le bellissime rappresentazioni di ninfe, menadi e satiri ma anche scene di vita quotidiana, immagini erotiche e nature morte che costituiscono la seconda parte della mostra.

Un capitolo a parte merita il discorso finale sulla ritrattistica. Per la prima volta in Italia si potranno ammirare, in confronto diretto, alcuni esempi di ritrattistica ad affresco, a mosaico o su vetro, accanto ai più celebrati ritratti a "encausto" (vale a dire realizzati su uno strato di cera fusa su tela di lino o tavola di tiglio) provenienti dall´oasi egiziana di El Fayyum. E se l´accostamento è illuminante per documentare la perfetta continuità del genere del ritratto, il visitatore sarà rapito da quegli occhi spalancati, da quella vita profonda e dal senso di enigmaticità che sempre ci tramandano i volti anonimi ritratti di ogni epoca. I volti presenti in questa mostra sono ancora più segreti e pieni di mistero perché l´arte romana è un´arte senza nomi.

I pittori romani inoltre distribuivano gli oggetti nello spazio liberamente, senza rigide costrizioni prospettiche ed erano scarsamente interessati al sistema di prospettiva lineare a fuoco unico "inventata", in seguito, dagli architetti italiani nei primi decenni del Quattrocento. In tal modo non esiste fusione tra spazio e oggetti, che sembrano essere disposti l´uno a fianco dell´altro, o l´uno sopra l´altro, lasciando l´impressione di una certa instabilità dell´immagine. La mostra è ben curata sotto tutti gli aspetti anche grazie all´allestimento di Luca Ronconi e Margherita Palli che, dopo Cina. Nascita di un Impero, tornano a occuparsi di una grande mostra alle Scuderie del Quirinale. Il catalogo Roma. La pittura di un Impero è pubblicato dalle edizioni Skira e curato da Eugenio La Rocca, Stefano Tortorella, Serena Ensoli, Massimiliano Papini.