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17 Settembre 2009 ARCHEOLOGIA
Sandro Veronese Le Scienze
Altino come Venezia (1989). Un centro della laguna, vecchio di duemila anni e ancora nascosto sotto terra, è stato identificato grazie a una nuova tecnica
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Il dott. Sandro Veronese ci segnala che el lontano 1989 realizzò, su richiesta della Soprintendenza Archeologica del Veneto, una indagine magnetica (basata sulla misura del campo magnetico terrestre) su un'area di circa 7 ettari che portò alla individuazione della città romana di Altino. Qui di seguito l'articolo apparso nel 2000 su Le Scienze:

Altino fu in origine un insediamento paleoveneto noto per i suoi traffici commerciali. In seguito a un graduale e pacifico processo di romanizzazione, Altino diventò un municipium e conobbe il suo migliore periodo verso la fine del I secolo a.C. A partire dal II secolo d.C. la città andò lentamente declinando e nell'anno 452 venne distrutta, secondo lo storico Paolo Diacono, dalle orde di Attila. Sotto la minaccia di altre invazioni, gli abitanti lasciorono definitivamente la città nel VII secolo d.C. trovanto rifugio nella laguna, sull'isola di Torcello, dove fondarono il primo nucleo intorno a cui sorse la città di Venezia.

L'area investigata di circa 6 ettari, rappresenta una piccola parte dei circa 120 ettari su cui pare si estendesse la città in età romana, ma i risultati conseguiti permettono di ricostruire una parte significativa del tessuto urbano. Nella mappa a curve di livello del campo magnetivo riprodotta nella foto è ben identificabile la struttura urbana: il reticolo delle strade e il perimetro di grandi costruzioni organizzate in isolati delimitati da strade e canali sono perfettamente riconoscibili. Particolarmente evidente è il canale ubicato al centro dell'area, in direzione sud-est a nord-ovest.

Oltre a questi allineamenti, sono presenti altre anomalie interessanti; si tratta di anomalie bipolari molto intense (individuabili come macchie di colore rosso e blu nella mappa a curve di livello), per lo più confinate entro una striscia larga una trentina di metri nella aprte nord dell'area, mentre nel settore meridionale anomalie simili per forma e intensità sono disposte in maniera tale da ricordare l'andamento di un meandro fluviale. Queste anomalie sono ben riconoscibili anche nella shaded relief map (foto 2), dove ricordano i crateri lunari.

Per quanto non sia stato ancora realizzato alcun scavo, è verosimile che pochi, ma mirati saggi archeologici potrebbero fare luce su una realtà per certi versi particolare e unica. I resti di Altino sono rimasti sepolti per millenni in un'area successivamente utilizzata solamente per scopi agricoli, in che, per certi versi, può far pensare alla città romana di Altino come alla Pompei dell'Italia settentrionale.