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19 Giugno 2009 ARCHEOLOGIA
Alessandra De Stefano Viveur.it
Archeologi per l´Abruzzo
tempo di lettura previsto 2 min. circa

L´AQUILA Uomo versus natura, quando disbosca foreste, inquina i mari, o trancia montagne per seguire la cieca logica dell´imprenditorialità, dei propri interessi, del dio denaro. Uomo versus natura, quando appicca incendi dolosi, stermina cetacei a causa di discutibili sistemi di pesca, abbandona esseri viventi fino ad allora parte integrante di un nucleo familiare per seguire il sogno di libertà di una vacanza estiva. Natura versus uomo quando la volontà cieca, inconsapevole e tristemente sterminatrice di Madre Natura, così bella, rigogliosa e profumata, quanto involontariamente spietata e inconsciamente crudele, in un secondo polverizza tutto: i ricordi, gli averi, la sicurezza, il focolare domestico. La vita. Puff. Ti addormenti e tutto è svanito. Non è più. Niente più case, strade, città, monumenti, storia. Tutto cancellato. Silenzio. Let´s start again.

Le tragiche conseguenze del terremoto che ha colpito l´Abruzzo (che hanno comportato un pesante bilancio per il settore dei beni culturali e, dunque, per l´economia della regione) hanno indotto alcune università italiane, operanti nel settore dei beni culturali, a pensare un significativo intervento per contribuire al riavvio delle attività legate alle potenzialità archeologiche, che da sempre hanno costituito una immensa risorsa culturale ed economica per questa regione.

Partirà, dunque, a luglio un programma di ricerca a Fossa, uno dei comuni della provincia dell´Aquila maggiormente colpiti dal sisma, che ha restituito le testimonianze di una storia millenaria, a partire da una grande necropoli dell´età del Ferro (una delle scoperte archeologiche più eclatanti dell´ultimo decennio del Novecento) fino alla città romana di Aveia, di cui sono al momento visibili alcuni resti archeologici. La città era articolata su una serie di terrazze che si affacciavano scenograficamente su un´ampia area pianeggiante. La scarsa conoscenza del sito e la sua scomparsa già nel VII secolo dalle fonti antiche deriva probabilmente da una catastrofe naturale, forse non diversa da quella più recente, che ne avrebbe ricoperto i resti: ci si troverebbe dunque di fronte a una piccola Pompei del-l´Abruzzo, tutta da scoprire, da salvaguardare e da valorizzare. Fra i partecipanti al progetto, promosso dall´Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell´Arte, figura anche l´Università di Foggia, con la cattedra di archeologia classica di cui è titolare Maria Josè Strazzulla, affiancata da Daniela Liberatore e Riccardo Di Cesare e dagli studenti del corso di studi in Beni Culturali.