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22 Aprile 2003 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
Speriamo siano salvi gli ori di Nimrud
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ROMA - "I tesori delle principesse di Nimrud, scavati tra il 1989 e il '91, dopo la guerra del Golfo sono rimasti sempre chiusi nel caveau della banca centrale irakena", dice Paolo Matthiae, l'archeologo che ha scoperto Ebla, e che al vicino Oriente antico -come i tecnici chiamano quelle zone- ha già dedicato numerosi studi; anche tre volumi Electa su tutta la loro lunghissima storia artistica. "Una, era forse la moglie di Sargon II; un'altra, la moglie di Assurnassipal II. Sono le uniche tombe trovate intatte, con i loro corredi. E sono gioielli assolutamente clamorosi". "Quei palazzi erano stati scavati, fino al 1962, da Max Mallowan: il secondo marito di Agatha Christie; ma sotto una delle stanze già portate alla luce da lui, gli iracheni hanno trovato tre tombe intatte, con i gioielli più preziosi mai recuperati in zona: speriamo che si siano salvati". Perché, nell'area, da tempo fiorisce il commercio clandestino: "Dopo la guerra del 1991, in molte università americane sono comparse in quantità tavolette a caratteri cuneiformi: da quel che c'è scritto, è possibile stabilirne la provenienza". E adesso, continua Matthiae, "è forse opportuno stabilire chi è meglio che intervenga in quei luoghi". Se nel museo le due grandi statue di maggior rilievo che vi sono conservate "fossero state decapitate per davvero, sarebbe una cosa orrenda: una delle massime perdite per la storia dell'arte nei tempi recenti", continua; "ma io sono ancora più preoccupato, anche se non possiedono certo analoghe ricchezze, per quanto può essere successo nei vari piccoli musei locali; in Iraq sono stati classificati 500 siti storici, di cui una sessantina archeologicamente assai importanti". E' la culla anche della nostra storia: luogo di Abramo, da cui derivano le tre religioni monoteiste; terra di nascita della scrittura, della coltivazione pianificata e delle città, così come noi le concepiamo ancora oggi.

La comunità scientifica internazionale è mobilitata: "In questi giorni, ci teniamo in contatto tra noi ancora più del solito; non è escluso che nascano anche documenti ed appelli comuni. Dobbiamo dire di no a qualsiasi sciacallo; limitare, almeno per quanto si può, la portata di un delitto tra i più gravi che l'archeologia abbia conosciuto in tempi recenti".