Sei tombe etrusche. E' il risultato della campagna avviata una ventina di giorni fa alla Mattonara dalla Soprintendenza, ma si pensa che, in un'aerea appena più grande, le tombe possano arrivare almeno a una ventina. Per ora si lavora su un lembo di terreno - proprio di fronte al mare - di circa 20 per 25 metri ed è difficile fare previsioni sui tempi necessari per completare l'intervento sui sei sepolcri. Quattro sono già stati aperti, mentre due sono ancora completamente interrati e qui gli scavi saranno avviati soltanto quando saranno completate le operazioni sugli altri.
I lavori non si presentano affatto facili. Il periodo non è l'ideale e ieri l'equipe guidata dall'archeologo Federico Di Matteo (al quale la soprintendente Ida Caruso ha affidato la direzione di questa campagna) ha trascorso buona parte della giornata a liberare le tombe dall'acqua.
"La necropoli è del periodo etrusco arcaico, quindi del settimo, sesto secolo avanti Cristo - spiega il dottor Di Matteo - e purtroppo alcune tombe sono state già violate. In una abbiamo trovato un fil di ferro che, in base alla ruggine, potremmo datare intorno ai cinquanta anni fa. Purtroppo, gli arredi sono scomparsi tutti, anche se va aggiunto che il periodo arcaico non si caratterizzava per corredi molto ricchi. Dall'azione dei tombaroli si è salvata solo una fibula ad arco che, nascosta tra alcuni frammenti ossei è per fortuna sfuggita alle loro attenzioni. Al momento è sott'acqua, ma presto sarà trasferita al museo di Civitavecchia".
C'è la possibilità che le due tombe ancora completamente interrate non siano state violate e svuotate. "La certezza l'avremo soltanto quando cominceremo lo scavo - aggiunge l'archeologo -: si capisce subito se la terra è stata sollevata e poi rimessa a posto, ma sono portato a pensare che almeno una sia ancora integra". La verifica si farà solo più in là.
La presenza etrusca nella zona non è una novità. La necropoli della Scaglia (attualmente chiusa) è stata scoperta negli anni '40 con gli scavi dell'antiquario Mengarelli. Un altro piccolo sito è stato individuato oltre la centrale, ed ora ecco la Mattonara, proprio a due passi dallo stabilimento della Molinari, dove si sta realizzando la darsena grandi masse. Nemmeno le tombe in riva al mare (e due sono proprio a perpendicolo con la linea della costa) rappresentano una novità assoluta, ma sono sicuramente singolari e suggestive. La loro presenza testimonia l'esistenza di una cittadella etrusca in zona, ai limiti delle aree d'influenza di Cerveteri e Tarquinia, e di questi due famosi siti le tombe appena scoperte seguono le caratteristiche costruttive. Anche se solo una ha le linee e i tratti usati dagli etruschi cornetani.
La più grande di queste cavità funebri misura circa tre mentre e mezzo per tre, la più piccola grosso modo due per due. Alcune, sono a camera unica, mentre altre presentano sull'ingresso delle cavità laterali, prima di aprirsi sulla camera maritale. In una di queste sono stati trovati un teschio ed alcune ossa perfettamente conservati. Ci sono anche altri reperti ossei, ma il tempo, l'acqua e l'aria li hanno minati fin nel profondo, tanto da far prevedere il loro completo sfaldamento non appena verranno toccati.
La scoperta della necropoli risale, di fatto, al giugno dello scorso anno. Allora, una ruspa inviduò (e sfondò) il tetto di una tomba. L'Authority avvertì immediatamente la Soprintendenza che, fatti i dovuti sopralluoghi, ha pianificato la campagna di scavi resa oggi possibile dai fondi messi a disposizione proprio dall'ente porto. Che nel prossimo futuro, probabilmente, si troverà a dover gestire un'area museale all'interno dello scalo.
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