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7 Settembre 2007 ARCHEOLOGIA
CulturalNews
RICERCHE ARCHEOLOGICHE SUBACQUEE A PORTO PALERMO IN ALBANIA
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Si è svolta tra il 19 agosto e l´1 settembre la prima campagna di ricerche archeologiche organizzata dal Dipartimento di Scienze Umane dell´Università di Foggia e dal Dipartimento di Archeologia Subacquea dell´Istituto Nazionale Archeologico albanese. Hanno diretto le ricerche il prof. Giuliano Volpe (Università di Foggia) e il dott. Adrian Anastasi (INA, Durazzo), con la collaborazione dei dott.ri Danilo Leone e Maria Turchiano (Università di Foggia). Hanno partecipato alle indagini i dottori Alessandra De Stefano, Giacomo Disantarosa, Nunzia Mangialardi (rilievi topografici) ed anche alcuni studenti dell´Università di Foggia. Le ricerche si sono avvalse del supporto tecnico-scientifico dell´Associazione ASSO di Roma, specializzata in attività subacquee, con la responsabilità del dott. Mario Mazzoli e la partecipazione dei tecnici Bernardino Rocchi e Marco Vitelli (riprese fotografiche e video). Preziosa è stata inoltre la collaborazione della Marina Militare albanese, che ha messo a disposizione due motovedette e alcuni locali presso la base militare di Porto Palermo.

La prima campagna di ricerche ha riguardato una delle zone più affascinanti e interessanti dal punto di vista paesaggistico e culturale della costa albanese, la baia di Porto Palermo.

Nel corso di quasi un centinaio di immersioni, per una durata complessiva di circa 80 ore di attività subacquea condotta ad una profondità compresa tra 6-7 e 35 metri, grazie ad una ricognizione sistematica realizzata da squadre di archeologi e tecnici subacquei, sono state individuate alcune aree di dispersione di materiali archeologici, relative a zone di ancoraggio utilizzate dalle navi antiche, soprattutto in occasione di tempeste, per trovare riparo durante il viaggio lungo la costa albanese. La baia infatti offriva almeno tre zone di sicuro ancoraggio, scelte a seconda del tipo di vento. Queste prime indagini hanno in particolare privilegiato l´area prossima all´isolotto che ospita il Castello di Ali Pasha, dove sono stati individuati, posizionati e documentati numerosi reperti archeologici, alcuni dei quali sono stati recuperati e trasferiti presso il Museo di Durazzo. La documentazione archeologica attesta un uso continuo della baia nel corso almeno di mille anni di storia della navigazione: i materiali archeologici comprendono infatti anfore greche corinzie del IV secolo a.C., anfore greco-italiche del III-II a.C., anfore italiche di tipo Lamboglia 2 del I a.C., anfore africane e anfore egee ed orientali del IV-VI d.C., anfore bizantine. Dalla documentazione raccolta emerge il pieno inserimento del territorio albanese nelle principali rotte commerciali, con contatti che privilegiano l´area adriatica e la parte orientale del Mediterraneo. Non mancano peraltro anche ceramiche e oggetti vari di età medievale e moderna. Sono state infine rinvenuti due ceppi di ancore di piombo di età romana, oltre ad ancore di ferro di età moderna, abbandonate da imbarcazioni che, in situazioni di difficoltà, non erano evidentemente riuscite ad effettuarne il recupero.

La presenza di relitti nella zona appare altamente probabile, anche se verosimilmente, data la natura dei fondali caratterizzati da una forte pendenza verso il centro della baia, dove la profondità supera 80 metri, essi sono localizzabili a notevoli profondità, non raggiungibili per mezzo della normale immersione con bombole ad aria.

La baia presenta per più versi i caratteri ideali per la ricerca sia perché si tratta di un naturale punto di sosta e di rifugio per le navi che praticavano il cabotaggio lungo la costa albanese, sia per la presenza del Castello di Ali Pasha, dove si auspica che il governo albanese, accogliendo una proposta formulata dalla missione archeologica subacquea italo-albanese, voglia istituire un ´Museo del Mare´ e un ´Centro di Ricerche Archeologiche Subacquee´. Nella baia, inoltre, nei pressi dell´isolotto che ospita il castello, si propone di allestire un ´Itinerario archeologico subacqueo´, anche riposizionando sul fondo i materiali recuperati: in tal modo i turisti, accompagnati da guide e seguendo un cavo che materializzi il percorso, potrebbero visitare i fondali, incontrando lungo l´itinerario anfore, ancore e altri reperti archeologici, opportunamente segnalati e dotati di pannelli esplicativi subacquei. Si spera inoltre che l´intera baia sia dichiarata area naturale protetta. Si attuerebbe in tal modo una formula intelligente di turismo culturale e ambientale, che potrebbe attirare molti turisti interessati alla storia, all´archeologia, all´immersione subacquea, senza compromettere ma anzi garantendo la difesa del paesaggio.

La prima campagna di ricerche, resa possibile grazie al sostegno finanziario dell´Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia e dell´Agenzia per il Patrimonio Culturale Euromediterraneo, è parte integrante di un progetto più ampio denominato (con riferimento alla tipica imbarcazione antica degli Illiri) ´Liburna. Archeologia subacquea in Albania´: tale progetto prevede non solo la realizzazione della carta archeologica del litorale albanese e la conduzione di scavi, ma anche attività finalizzate alla formazione di giovani archeologi subacquei e alla valorizzazione del patrimonio archeologico sommerso. In particolare si punta alla costituzione di una Scuola italo-albanese di archeologia subacquea (sotto forma di Master internazionale), promossa dalle Università di Foggia e di Tirana. Una tale struttura didattica di alta formazione potrebbe anche rivolgersi a studenti dell´intera area balcanica, contribuendo alla diffusione di una cultura dell´archeologia subacquea e alla definizione di standard condivisi sotto il profilo tecnico-metodologico.

I risultati della prima campagna di ricerche archeologiche subacquee condotte a Porto Palermo saranno illustrati in occasione del III Convegno Nazionale di Archeologia Subacquea, organizzato dall´Associazione Italiana Archeologi Subacquei e dall´Università di Foggia a Manfredonia dal 4 al 6 ottobre 2007.