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17 Dicembre 2003 ARCHEOLOGIA
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Italia - Corte Conti: Insoddisfacenti Piani Tutela Beni Culturali
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Roma - Insoddisfacenti: così la Corte dei conti ha giudicato - all'esito di un´indagine - due importanti programmi di tutela e recupero dei beni culturali. Si tratta dei Piani triennali 1998-2000 e 2001-2003 per oltre 980 milioni di euro finanziati con parte degli utili derivanti dal Gioco del lotto e del Piano pluriennale per l'archeologia (2000-2002) previsto dalla legge n. 400 del 2000 con un finanziamento di circa 27 milioni di euro. Diverse le osservazioni fatte dai magistrati del controllo nella relazione inviata al Parlamento. I programmi finanziati dal Gioco del lotto hanno riguardato ben 552 interventi impiegati nel restauro e recupero di monumenti, chiese, edifici storici, opere d'arte, campagne di scavo archeologico. Di questi, alla data dell'indagine, soltanto 201, tutti appartenenti al piano 1998-2000, erano stati ultimati, per una spesa pari circa al 60 per cento del primo stanziamento triennale (464, 811 milioni di euro). Ancora più insoddisfacente è stata giudicata la situazione dell'attuazione del piano 2001-2003, (516, 457 milioni di euro), per il quale, a maggio 2003, 115 lavori su 202 risultavano ancora da appaltare. Al pari critico il giudizio sul Piano pluriennale per l'archeologia (2000-2002) basato su 29 interventi, per un finanziamento complessivo di circa 27 milioni di euro, che hanno interessato 16 delle 21 Soprintendenze archeologiche. Finanziamento che si affianca alle altre disponibilità finanziarie sia ordinarie che straordinarie (come quelle derivanti dal Gioco del lotto). Infatti - è stato spiegato - sebbene per tutte le opere programmate l'amministrazione abbia dato avvio alle procedure per l'esecuzione dei lavori, al giugno 2003, le Soprintendenze avevano erogato ai soggetti esecutori dei lavori somme inferiori, nella media, al 10% dei finanziamenti effettivamente disponibili (23, 6 milioni di euro). Per entrambe le indagini la Corte dei conti ha rilevato come tale situazione sia determinata da una molteplicità di fattori di origine diversa (quali: ritardi nella fase che va dall'approvazione del piano alla sua attuazione; carenze nelle fasi progettuali; criticità legate alla contestualità di esecuzione di programmi ordinari e straordinari di interventi da parte delle Soprintendenze) di uno dei quali, però, è stata segnalata la particolare rilevanza. Si tratta della circostanza - più volte sottolineata dalla stessa Corte dei conti in occasione di analoghe indagini sui piani straordinari di intervento sui beni culturali - che le opere inserite nei "piani pluriennali" prescindono non solo da un qualsiasi grado di progettazione, ma dalla stessa acquisizione di adeguati studi di fattibilità.