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2 Maggio 2004 ARCHEOLOGIA
JSOnline
GLI SCIENZIATI SFIDANO IL TEMPO ED I PIRATI PER SVELARE I SEGRETI DELLA NAVE DA GUERRA PERSIANA
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Le guerre persiane sono famose nella storia, ma davvero pochi manufatti e resti materiali sono emersi fino ad ora per spiegare il modo in cui gli antichi greci sconfissero gli invasori asiatici e salvarono l´Europa, in quella che gli studiosi definiscono una delle prime vittorie della libertà sulla tirannia.

E´ ben noto che una delle più temibili navi da guerra dell´antichità, la triremi, una veloce galea sospinta da tra file di rematori, giocò un ruolo cruciale nel corso delle battaglie. La sua prua bronzea poteva speronare qualsiasi nave nemica, ed i suoi soldati armati si riversavano sul vascello avversario e prevalevano in un combattimento corpo a corpo con spade e lance, un´innovazione che univa tattiche di guerra su mare e su terra, in una nuova –sanguinosa- forma di combattimento.

Nessun relitto di triremi è mai venuto alla luce, e gli studiosi s´interrogavano sulla forma e la struttura di queste navi, lasciando ampio spazio per dibattiti accademici e supposizioni.

Ora, la prima grande spedizione si avvia a cercare la flotta perduta delle Guerre Persiane, cercando di riportare alla vita le triremi e recuperare parte del grande tesoro di armi ed armature che si ritiene sia affondato con le navi.

Un gruppo di più di due dozzine di esperti greci, canadesi ed americani, alla ricerca dei resti di circa 1, 000 triremi, sia greche che persiane, come anche delle centinaia di vascelli di sostegno.

La ricerca è emozionante, dicono, perché vi sono molte possibilità che il mare abbia preservato i manufatti della Guerra Persiana, combattuta circa 2, 500 anni or sono.

I vittoriosi greci, che battezzarono le triremi, videro le guerre contro i persiani come un momento cruciale – la sconfitta di un nemico spietato che aveva sottomesso molta parte del mondo conosciuto, dai Balcani all´Himalaya.

Il team spera di comprendere il modo in cui avvenivano le battaglie e risolvere i misteri delle triremi. Per esempio, gli esperti moderni hanno costruito una copia di 120 piedi, ma né questa, né le recenti teorizzazioni e sperimentazioni hanno spiegato come le antiche navi da guerra riuscissero a muoversi con tanta rapidità.

"Questo significa che, da qualche parte, commettiamo un errore" ha dichiarato Katerina Dellaporta, direttore di Antichità Sottomarine per la Grecia e direttrice del progetto. "Erano molto, molto stabili nelle battaglie navali e molto veloci".

Lo scorso anno, il gruppo che lavorava a largo del Monte Athos, nell´Egeo settentrionale, ha trovato indizi elettrizzanti di quel che potrebbe essere la prima di cinque flotte affondate. Questo mese, gli esperti hanno in programma di tornare al sito ed ispezionare il fondo marino per ricercare i resti di antiche navi, armi ed armature. Specialmente, sperano di trovare i rostri di bronzo delle prue delle navi, che, con maggiore probabilità rispetto al legno, potrebbero essere sopravvissute agli anni.

La spedizione, una collaborazione tra il Governo Greco e l´Istituto Archeologico Canadese di Atene, ha attratto alcuni dei principali ricercatori, da alcuni dei migliori gruppi sottomarini americani, tra cui l´Istituto Oceanografico Woods Hole, l´Osservatorio sulla Terra Lamont-Doherty della Columbia University e l´Istituto di Archeologia Nautica alla Texas A&M.

Gli esperti considerano la ricerca una vera e propria sfida, per via delle forti correnti, delle incertezze sulla probabilità di recupero, e delle frequenti tempeste dell´Egeo che possono colpire inaspettatamente. Furono le bufere di vento, piuttosto che l´azione nemica, a distruggere tre delle cinque antiche flotte.

L´Impero Persiano, originatosi nell´Iran del giorno presente, acquisì la sua grande armata sottomettendo altre potenze marittime come i Greci Asiatici, i Fenici, gli Egizi e gli isolani. Ogni scoperta potrebbe gettare luce su "una galleria di tipi di triremi da tutto il Mediterraneo orientale" ha dichiarato John R. Hale, un archeologo dell´Università di Louisville che è parte del team. "Le scoperte potrebbero fare avanzare grandemente la nostra comprensione nell´evoluzione delle navi da guerra".

Gli esperti affermano che la ricerca si svolge all´inverso rispetto al normale percorso dell´archeologia marina. Di solito, si trova un vascello sommerso e si stenta a comprendere il suo passato. In questo caso, invece, la storia generale è già nota, ed i ricercatori la stanno usando per ritrovare le flotte perdute e per individuare i dettagli fondamentali delle battaglie navali.

Il governo greco ha dato alta priorità al ritrovamento e alla protezione dei relitti storici nelle acque greche –non solo quelle delle Guerre Persiane – anche per via dell´insorgente minaccia della pirateria, ha dichiarato la Dellaporta. Ha Oggigiorno, molti sono in grado di acquistare robot sottomarini usati, con luci e forti argani, che aprirebbero così i fondali alle ricerche abusive e alla sottrazione indebita di reperti.

"Vi sono grandi problemi" ha dichiarato in un´intervista. "Prima, i saccheggiatori erano solo sommozzatori. Ma ora la tecnologia permette a tutti di avere accesso alle acque profonde."

L´obbiettivo iniziale del team è Monte Athos, perché la sua inaccessibilità era vista come una migliore protezione di qualsiasi tipo di manufatto. La montagna si leva a più di un miglio da un promontorio nell´Egeo settentrionale, ed il fondo del mare attorno precipita rapidamente a grandi profondità.

Lo scorso ottobre, gli esploratori hanno scansionato il fondo marino per due settimane, spesso misurandosi con il cattivo tempo. Il gruppo ha usato un natante greco di 200 piedi del Centro Ellenico per la Ricerca Marina, dotato di sonar, un sommergibile ed un robot per provare la profondità delle acque.

Nessun relitto della data corretta è venuto alla luce, ma il team ha trovato un indizio intrigante. La rete di un pescatore del luogo ha sollevato due elmetti di bronzo greci dell´età esatta. A più di 300 piedi di profondità, il robot ha visualizzato una piccola giara, apparentemente tana di un polpo che la aveva in parte riempita con gli oggetti trovati nelle vicinanze.

Uno di questi oggetti si è provato essere una punta allungata di bronzo, probabilmente parte di una lancia. Nell´antica Grecia, una tale punta controbilanciava la pesante punta ferrea della lancia ed era un´arma secondaria.

Per il team, la scoperta del raro manufatto nella stessa area dell´elmetto suggerisce che nelle vicinanze si trovi anche un relitto sommerso, e, forse, resti di altri relitti.

Questo mese, il gruppo ha in programma di tornare al sito e condurre analisi dettagliate della regione, utilizzando un equipaggiamento più potente e una progetto di ricerca più comprensivo, che potrebbe individuare i campi di detriti.