I cambiamenti climatici sono inevitabili, impredicabili e sono stati responsabili di aver fatto crollare alcune delle più grandi civiltà del passato. Presto potrebbe accadere lo stesso alla nostra.
Questa è la conclusione dei ricercatori che hanno scoperto che i Maya, il cui impero raggiunse il suo culmine attorno al 700 d.C., si estinsero per via di una siccità, della durata 200 anni che afflisse l´America centrale.
La scoperta dell´archeologo americano Richardson Gill, che sostiene che i Maya, famosi per le loro maestose piramidi a gradoni e per la loro astronomia, morirono semplicemente di fame quando le loro scorte d´acqua vennero meno; un destino che potrebbe avere profonde implicazioni sul futuro dell´umanità.
La ricerca di Gill, basata sugli studi di campioni di ghiaccio prelevati sulle Ande, è controversa.
Molti storici ritengono che solo i mutamenti culturali, quali la guerra, il commercio o la ribellione, alterano i corso della storia e che i popoli possono sempre adattarsi ai cambiamenti climatici. Nel caso dei Maya, è comunemente dato per assunto che furono distrutti dagli invasori.
L´opera di Gill sfida questa teoria. "Ho visto con i miei occhi i devastanti effetti della siccità" ha dichiarato a Scientific American. Privati dell´acqua, i Maya non poterono più coltivare e morirono.
Gill sostiene che l´umanità sia molto più vulnerabile ai mutamenti del tempo di quanto finora realizzato. Studi di nuclei prelevati da punti differenti dei ghiacciai hanno permesso di creare un dettagliato prospetto delle fluttuazioni climatiche che torna indietro di un migliaio di anni.
Quando confrontati con gli eventi storici, si sono rivelate sorprendenti corrispondenze.
I Vichinghi colonizzarono l´Islanda, la Groenlandia ed il Nord America al tempo in cui l´Europa godeva di un tempo tiepido. Quindi, attorno al 1300 d.C., il tempo peggiorò ed ebbe inizio una Piccola Era Glaciale, proseguita fino al 1800 circa. Il suo peggiore periodo coincise con la carestia delle patate irlandese, la distruzione dell´Invincibile Armada spagnola, e la Rivoluzione Francese, mentre gli insediamenti vichinghi in America e Groenlandia furono spazzati via.
"Il tempo del 1788 non diede inizio alla Rivoluzione Francese" risponde lo storico Brian Fagan, "ma la mancanza di grano e pane contribuì in larga misura al suo maturare". Similmente, non fu l´esercito che salvò l´Inghilterra dall´Armada nel 1588, fu il tempo beffardo.
Perfino piccole fluttuazioni hanno avuto un impatto che ancora ci condiziona, aggiunge Fagan. Per esempio, nel 1816, le temperature estive crollarono a livelli invernali. Lord Byron e Mary Shelley, sorpresi in Svizzera, dovevano trovare il modo di passare il tempo. Così nacque il Frankenstein di Mary Shelley, in un´atmosfera di clima uggioso. Similmente, l´esperienza dei rigidi inverni influenzò le storie di Charles Dickens, incluso "Racconto di Natale" dalla quale ancora deriviamo il nostro immaginario natalizio.
Le nuove ricerche indicano che perfino le culture dei tropici sono sensibili alle altalene climatiche,
"Le ragioni del crollo della civiltà Maya sono sempre state controverse" sostiene il bio-geografo Philip Stott.
"Ma da questo studio si evince che la siccità fu un fattore critico, malgrado i Maya fossero stanziati in una parte del mondo considerata calda e umida.
"E se il tempo uccise i Maya, quale altra grande civiltà tropicale potrebbe avere subito la stessa sorte? La causa dell´abbandono di Angkor, dimora dei grandi re Khmer di Cambogia, ha sempre appassionato gli storici. Una siccità potrebbe ben avere causato il loro crollo."
Se il mondo è stato tanto vulnerabile nel passato, è certamente a rischio nel futuro. Con la popolazione mondiale prossima ai nove bilioni, e con la crescita delle temperature del mondo, il pericolo aumenta.
"Più di 200 milioni di persone ora vivono in terre marginali – attorno al Sahara e nel Bangladesh, per esempio" ha aggiunto Fagan. "Un´altra maggiore fluttuazione, e la morte potrebbe inghiottire tutto come ha fatto in passato."
Stott dice: "Le fluttuazioni indicano che i periodi freddi sono i più calamitosi – il che suggerisce che tutte le nostre paure circa il riscaldamento globale potrebbero essere erronee."
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