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27 Ottobre 2013 ARCHEOLOGIA
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RIPORTATA IN VITA UNA CANZONE GRECA DI 2.500 ANNI
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Studiosi di musica stanno ricreando antichissime canzoni greche e sono incredibilmente affascinanti da sentire! Questi ritmi e melodie non venivano sentite da orecchio umano da migliaia di anni! Forse non è esattamente una canzone che portereste con voi sul lettore musicale, ma permette di avere un'idea di cosa ascoltavano gli antichi!

Ricreare musica è un compito estremamente difficile, dietro cui c'è non solo tanto studio archeologico, storico e filosofico, ma anche molta scienza. Un gruppi di ricercatori dell'Università di Oxford, capitanato dall'esperto di musica classicista Armand D'Angour, sono riusciti a ricreare alcuni antichi suoni, partendo non da musica ma da parole!

D'Angour sottolinea che poemi epici come quelli di Omero, le tragedie di Sofocle e di Euripide o le poesie d'amore di Saffo, erano in origine cantate e suonate insieme alla lira, a strumenti a fiato come il flauto e vari strumenti di percussioni.

Ecco la spiegazione del ricercatore:

"Ma la musica non è persa oltre ogni possibile recupero? La risposta è no. I ritmi, che sono forse l'aspetto più importante della musica, sono preservati nelle parole stesse, negli schemi di sillabe lunghe e corte. Gli strumenti sono conosciuti dalle descrizioni, dai dipinti e dai resti archeologici, che ci permettono di stabilire i timbri e toni che producevano.

E ora, nuove rivelazioni riguardo alla musica degli antichi greci sono emerse da una dozzina di documenti antichi, iscritti con una notazione vocale inventata circa 450 a.c. e composta da lettere alfabetiche e segni posizionati sopra le vocali delle parole greche.

I Greci avevano compreso i rapporti matematici dietro gli intervalli musicali - un'ottava è 2:1, una quinta è 3:2, una quarta è 4:3 e così via.

La notazione offre un'indicazione più precisa riguardo al timbro e tono: la lettera A sopra la scala, per esempio, rappresenta una nota musicale un quinto più alta rispetto alla N, metà via più in basso nell'alfabeto. L'orecchio assoluto può essere dedotto dai rapporti vocali richiesti per cantare i canti sopravvissuti.

Mentre i documenti, trovati incisi in roccia in Grecia e su papiri in Egitto, hanno una lunga tradizione e sono stati studiati e conosciuti dai classicisti (alcuni furono pubblicati già nel 1581), negli ultimi decenni sono stati migliorati da nuove scoperte. Questi frammenti, che risalgono a periodi da 300 a.c. a 300 d.c., ci offrono una percezione più chiara che mai della musica nell'antica Grecia."

Il pezzo è stato eseguito da David Creese, della Newcastle University.

E' una canzone che fu trovata in origine su iscrizioni su pietra, trovate nei siti archeologici dell'antica Grecia, ed eseguiti su di un canone a otto corde, con uno strumento a ponti mobili."Dobbiamo mettere da parte le nostre percezioni occidentali" scrive poi D'Angour. "Un migliore parallelo non sta nelle tradizioni folk occidentali, ma in quelle del medio-oriente o l'India." Ovviamente ci possono essere molto differenze ancora, come il fatto che gli antichi potrebbero avere gli strumenti accordati diversamente.

Detto questo, alcune melodie sarebbero state piacevoli anche per orecchi moderni. Nell'antico greco parlato, le voci andavano su di altezza musicale su certe sillabi e cadevano su altre; gli accenti indicavano altezza non stress. Parte della musica composta durante questo periodo usava sublimi intervalli come quarti di tono. E certe volte, la melodia non era conforme alle altezze musicali delle parole. E' molto interessante pensare che un autore classico come Euripide, veniva considerato come un grande compositore avanguardista, che frequentemente violava le storiche e lunghe tradizioni folkloristiche della Grecia, trascurando l'altezza sulle parole.