Si sente spesso dire che le bombe atomiche contenute negli arsenali di tutto il mondo sarebbero più che sufficienti per distruggere la Terra. Ma quanto può essere considerata realistica questa affermazione?
Iniziamo col dire che attualmente (dal 2000 in poi) ci sono poco meno di 30.000 bombe atomiche sul nostro pianeta, numero che sarà probabilmente ridotto del 30-50% nella prossima decade. Prima dell'inizio del disarmo nucleare, il numero degli ordigni era di circa 70.000 bombe (1985), ed è questo numero che prenderemo come unità di misura per determinare la capacità distruttiva delle scorte nucleari militari di tutto il mondo.
Occorre distinguere tra i tre effetti principali delle esplosioni atomiche: la distruzione dovuta all'onda d'urto e al calore, le radiazioni immesse nell'ambiente, e il possibile inverno nucleare. E occorre inoltre distinguere tra la distruzione del nostro pianeta e l'estinzione del genere umano.
Per quanto riguarda la distruzione pura, 70.000 bombe atomiche non sono affatto sufficienti a distruggere il pianeta. Distruggerebbero quasi l'1% della superficie abitata del pianeta (che ammonta a 18 milioni di chilometri quadrati sui 150 milioni di superficie delle terre emerse), un'area tale da mietere milioni e milioni di vittime, ma di certo non sufficiente a distruggere la Terra.
La bomba sovietica Tsar, la più potente mai fatta esplodere nella storia degli esperimenti atomici, aveva una potenza di circa 50 megatoni. La distruzione totale si verificò entro un raggio di circa 35 chilometri dal punto dell'esplosione, e a un centinaio di chilometri di distanza alcune case di legno presero fuoco. In aggiunta, il fallout nucleare coprì un'area di 1.000 km quadrati.
Anche se gli effetti descritti sono devastanti, fortunatamente l'impatto sul nostro pianeta (escludendo la vita che lo popola...) sarebbe quasi irrilevante se si parla di pura distruzione dovuta a calore e onda d'urto.
Ci può tornare utile la tabella di comparazione tra gli effetti delle esplosioni atomiche visibile seguendo questo collegamento. Una bomba da 20 megatoni che esplode ad un'altezza ottimale di circa 5 km distrugge ogni cosa entro un raggio di 7-10 chiometri, e provoca ustioni di terzo grado a 38 km di distanza.
Di certo si tratta di effetti sufficienti a livellare un'intera città di medie-vaste dimensioni, e ad uccidere chiunque viva in centro o in periferia, ma anche se la potenza totale delle esplosioni raggiungesse i 10.000 megatoni, la Terra non subirebbe alcun cambiamento geologicamente rilevante.
Basti pensare che se Russia e Stati Uniti facessero detonare tutte le bombe atomiche in loro possesso, l'energia risultante sarebbe pari al 25% di quella generata dal tristemente noto tsunami del 2004. Se concentrassimo la potenza delle esplosioni in un unico punto, otterremmo uno spostamento dell'asse terrestre di "soli" 6 millimetri, contro i 2, 5 centimetri dello tsunami di 7 anni fa.
Altro paio di maniche è, invece, discutere dell'estinzione del genere umano. In questo caso, 500-600 bombe atomiche sarebbero teoricamente in grado di uccidere ogni persona sul nostro pianeta, a patto che le condizioni siano ideali: popolazione riunita nei principali centri abitati, radiazioni nella giusta quantità, e un'accurata selezione dei bersagli per ottenere il massimo effetto distruttivo con il minimo sforzo.
Le condizioni ideali sono indispensabili per estinguere la nostra specie: possiamo approssimativamente stabilire che un arsenale nucleare di quasi 70.000 bombe atomiche possa offrire una potenza di 10.000 megatoni, pari a circa 200 bombe Tsar, il che ci porta ad un totale di circa 200.000 chilometri quadrati di fallout nucleare. Corrisponde bene o male allo 0, 12% dell'intera superficie delle terre emerse, e a meno del 2% della superficie abitata.
Gli arsenali nucleari attuali, quindi, avrebbero le potenzialità di uccidere ogni essere umano del pianeta, a patto che la situazione sia ottimale. La radioattività causata dalle esplosioni sarebbe la principale attrice nell'equazione di estinzione del genere umano, ma anche terremoti, la devastazione causata dal calore e dall'onda d'urto dell'esplosione, e il successivo inverno nucleare farebbero la loro parte.
Sull'inverno nucleare, comunque, i calcoli sono differenti: se i Paesi dotati di armi atomiche utilizzassero ciascuno 50 bombe simili a quella fatta esplodere ad Hiroshima, il nostro pianeta si trovebbe nel mezzo di un inverno nucleare senza precedenti, che durerebbe per molti anni e che di certo decimerebbe molte forme di vita terrestri, portando probabilmente all'estinzione di parte di esse.
L'inverno nucleare causerebbe malattie e fame, e buona parte del genere umano si troverebbe nelle condizioni di dover sopravvivere in un mondo oscurato dalle polveri, ricco di zone radioattive e sterili, e (anche se, forse, solo inizialmente) privato della tecnologia che oggi ci consente di vivere in modo sano e sicuro.
Gli arsenali nucleari globali non sarebbero quindi in grado di disintegrare il nostro pianeta. E probabilmente non sarebbero nemmeno capaci di far estinguere ogni forma di vita sulla Terra, ma di certo metterebbero a serio rischio la maggior parte delle specie, e porterebbero all'estinzione molti esseri viventi fondamentali per la sopravvivenza di altri (uomo compreso).
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