In quasi tutte le antiche civiltà, la divinità è
stata rappresentata anche con forme non antropomorfe come animali,
vegetali o rocce.
Anche la civiltà Egizia fece ricorso, oltre alle forme umane,
a forme animalesche o miste, ma quelle forme non erano "la
divinità" esse rappresentavano "varie forme della
divinità".
Questa idea non è mia del tutto, infatti Sergio Donadoni,
il rispettato decano dell'egittologia italiana ha scritto:
"D'altronde è stato notato come i nomi degli dei egiziani
spesso sono connessi con i nomi degli animali che li rappresentano;
Anubi è connesso con una parola per "cucciolo",
Khnum con una per "ariete", Horo con una per "falco",
e così via.
Ma in ogni caso sembra che si sia piuttosto in presenza di un aggettivo
che di un sostantivo. Non dunque Anubi = "cane", ma "canino",
cioè "a forma, con natura di cane".
E' probabile che qui sia il punto: la rappresentazione animalesca
è solo una metafora , per così dire, con la quale
si indica un appellativo che deve servire a far capire certe qualità
del dio." (1)
Le sfingi, come le hanno chiamate i greci, rientrano in quelle forme
di rappresentazione simbolica della divinità, e non tutte
hanno una testa umana su un corpo di animale accovacciato, come
la grande statua leonina posta di fronte alle piramidi di Giza;
in effetti ci sono anche sfingi con testa di ariete o di scicallo.
Ad esempio abbiamo il dio Up Uaut (Anubi), il canide accovacciato
su una cassa nella tomba di Pashed a Deir el Medina, o la fila di
sfingi con la testa di ariete, accovacciate ai fianchi del viale
di accesso al primo pilone del tempio di Karnak.
Nell'immaginario collettivo, quella di Giza è "La Sfinge",
ha lo sguardo rivolto esattamente verso il punto dell'orizzonte
dove sorge il sole durante gli equinozi, ossia l'est geografico.
La sfinge di Giza, oltre ad essere la più grande, è
anche la più famosa e si può ben dire che rappresenta
i "misteri egizi", mentre le piramidi alle sue spalle
rappresentano una capacità tecnologica sorprendente, utilizzata
con una enorme capacità organizzativa e supportata da una
determinazione al di sopra di ogni immaginazione.
"Chi rappresenta il volto della Sfinge?", è uno
dei quesiti ricorrenti fra chi si avvicina all'egittologia, attratto
dai suoi misteri oltre che dal grande fascino che quella antica
civiltà ha emanato in ogni tempo. E' opportuno ricordare
che quella di Giza non è l'unica sfinge con testa umana su
corpo leonino, a dimostrazione di questo possiamo ricordare, fra
le altre, la sfinge che rappresenta la regina faraone Hatcepsut
e quella dedicata ad Amenemhat III.
Sembra che quel particolare abbinamento, fra corpo di animale accovacciato
e testa umana, fosse riservato alle divinità ed ai Faraoni,
in virtù delle loro destino divino.
Per l'egittologia ufficiale, la Sfinge è stata realizzata,
insieme al suo tempio, dai "tendicorda" Egizi a completamento
dell'area sacra della Seconda Piramide, attribuita a Sua Maestà
Khafra (Chefren), quarto re della IV dinastia.
Per l'egittologo Marc Lehner, che parla a nome dell'egittologia
accademica moderna, non ci sono dubbi, la testa della Sfinge rappresenta
Sua Maestà Khafra e, per dimostrarlo, fece approntare una
ricostruzione computerizzata del volto di Khafra per confrontarlo
con quello della Sfinge, concludendo che i due volti rappresentano
la stessa persona. Ma, come sappiamo bene,un computer rende quello
che gli si è inserito e niente di più.
Un secolo prima, nel 1860 circa, Auguste Mariette, direttore dell'Ufficio
di Antichità Egizie, mentre faceva eseguire dei lavori di
scavo per liberare dalla sabbia il Tempio a Valle della Seconda
Piramide, ha trovato una splendida statua in diorite nera, che oggi
si può ammirare nel Museo Egizio del Cairo, sulla base della
quale c'è il cartiglio di Re Khafra, proprio come sulla Stele
della Sfinge.
Gaston Masperò riferendo la convinzione di Auguste Mariette
ha scritto:
"... la presenza del nome del Re sulla stele della Sfinge,
ricorda solo un'opera di restauro... la Sfinge era coperta di sabbia
al tempo del Re Khufu e dei suoi predecessori".
Nello stesso periodo, nei pressi della Grande Piramide, in un tempietto
nel quale Iside viene ricordata come "la Signora della piramide",
è stata trovata la Stele dell'Inventario. Sulla stele c'è
scritto, fra l'altro, che la Sfinge ed una piramide, erano già
antichi al tempo di Khufu (Cheope).
E' chiaro che, se la Stele dell'Inventario dice la verità,
il volto della sfinge non può rappresentare Sua Maestà
Khafra.
Per Robert Temple (2) la Sfinge non rappresenta un leone,
le forme del suo corpo ricordano un canide e potrebbe trattarsi
del Dio Anubi, "colui che apre la via", "il custode
dei segreti".Chi, come R.Temple, mette in discussione l'età
della Sfinge, fa notare la sproporzione fra il corpo e la testa
della grande statua leonina e, visto che gli Egizi conoscevano bene
le giuste proporzioni fra le parti del corpo di uomini ed animali,
diventa evidente che quella sproporzione possa essere la conseguenza
di un rifacimento.
R.Temple sostiene che la necropoli di Giza sarebbe stata dedicata
ad Iside, come si afferma sulla stele dell'Inventario, ed Up-Uaut
(Anubi), nella sua forma canina, ne sarebbe il degno custode.
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Fig. 1 e 2 | ||
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Fig. 3 e 4 |
J, Antony West, convinto che la Sfinge fosse molto antecedente all'era
del Re Khafra, coinvolse un esperto in identikit, Loris Domingo
(3), disegnatore capo della polizia di N.Y. Per Domingo,
il volto della Sfinge è diverso dal volto della statua nera
di Re Khafra, come dimostra nei suoi studi pubblicati anche nel
libro di J.A. West.
Nelle immagini a corredo dell'articolo, possiamo vedere il confronto
fra i profilo della testa della statua di Khafra e quello della
testa della Sfinge (fig. 1 e 2), sui profili delle due teste,
riportati schematicamente (fig. 3 e 4), è stata riportata
una linea verticale tangente al mento, poi una linea orizzontale
(a - b) passante per il punto di contatto fra retta verticale e
mento
Tracciando delle rette dal punto "a" alla fronte (retta
2) e dal punto "a" alla "coda dell'occhio" (retta
3), si vede che nel profilo della statua di Khafra (fig. 3)
si formano angoli di 3° e di 15° rispetto alla retta verticale,
mentre nel profilo del volto della Sfinge (fig. 4), gli stessi
angoli sono rispettivamente di 14 ° e di 17°.
In buona sostanza, il primo profilo è quello di un indo-europeo,
il secondo è quello di un uomo di tipo negroide, caratterizzato
da un forte prognatismo.
Quindi, o nonostante tutto si accetta la versione ufficiale, o si
accredita l'idea che, dopo millenni dalla sua costruzione, la grande
statua era talmente erosa da richiedere dei restauri per il corpo
ed il rifacimento della testa, con il ridimensionamento che la caratterizza
tutt'ora.
La testa della Sfinge era completata dai simboli di regalità
come l'ureo, la testa eretta del cobra, la barba rituale posticcia
ed il nemes, mentre sulla sommità piatta della testa, c'è
un buco che probabilmente serviva per ancorare una corona.
Per dare una risposta credibile alla domanda "Che cosa rappresenta
la Sfinge?", si può dire che quella testa rappresenta
un volto "simbolico", il volto di ogni Re figlio di Ra
Atum , il quale, proprio come ogni Re era un Horus predestinato
a governare in vita, mentre ogni Re defunto era un Osiride, destinato
a diventare una stella nella Duat celeste, un Dio degno di essere
rappresentato in una sfinge.
A sostegno del simbolismo applicato alla statuaria Egizia, si possono
citare due casi significativi, il Re Pepi II rimasto sul trono fino
ad oltre cento anni e quello del Re Ramses II, rimasto sul trono
fino a novanta anni. In entrambi i casi, tutte le statue che li
raffigurano rappresentano uomini vigorosi di circa 30 anni.
Quindi in entrambi i casi non si tratta di statue nelle quali sono
state riprodotte le sembianze del re, ma di rappresentazioni simboliche
di Sua Maestà.
Questa ipotesi ragionata rappresenta una possibile verità,
più probabile di quelle spacciate per certezze dall'egittologia
ortodossa moderna.
Per finire, vale la pena ricordare che uno dei nomi della Sfinge
era "HR-M-HT", (Horus dell'orizzonte) (4), mentre
in nessuno scritto Egizio gli viene attribuito il nome di Sua Maestà
Khafra.
(1) - Sergio Donadoni-Testi religiosi egizi- pag.XVI - Garzanti
97
(2) - R.Temple - Il mistero di Sirio - Piemme - 98
(3) - J.A: West - Il serpente celeste - Corbaccio - 99
(4) - Franco Cimmino - La storia delle piramidi - - Rusconi
90
di Guglielmo Gualandi
ggual@libero.it
www.altroegitto.com
di Michael A. Cremo, Richard L. Thompson2. Archeologia Misterica
di Luc Bürgin3. Archeologia dell'impossibile
di Volterri Roberto4. Archeologia eretica
di Luc Bürgin5. Il libro degli antichi misteri
di Reinhard Habeck6. Rennes-le-Château e il mistero dell'abbazia di Carol
di Roberto Volterri, Alessandro Piana7. Il mistero delle piramidi lombarde
di Vincenzo Di Gregorio8. Le dee viventi
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